La presidente della Regione, Alessandra Todde, deve emanare un’ordinanza che in Sardegna – regione classificata tra le più calde in Europa –  vieti il lavoro nelle ore più calde della giornata: «L’innalzamento delle temperature e il forte impatto sulla salute e sicurezza dei lavoratori impegnati nei cantieri edili pubblici e privati, e in tutte le attività lavorative della filiera edile, richiede un intervento urgente». A chiederlo con una lettera sono i segretari regionali Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. 

«Quella degli edili», hanno scritto Gianni Olla, Marco Ambu e Erika Collu, «è una categoria fortemente esposta a condizioni di lavoro pericolose, soprattutto con l’arrivo della stagione estiva e con la prolungata esposizione al sole, che mette a rischio la stessa vita».

A supportare l’appello, gli studi della comunità scientifica che certifica l’impatto del cambiamento climatico sulla salute e sicurezza nel lavoro: «Numerosi studi epidemiologici hanno mostrato come lavorare in condizione di esposizione eccessiva al caldo non solo esponga i lavoratori a rischi diretti per la salute come stress termico e colpi di calore, che si manifestano anche con la perdita di coscienza, ma aumenti anche la probabilità di infortunio a causa delle condizioni fisiche e cognitive compromesse e, quindi, della minore capacità di affrontare eventi inattesi e repentini». 

Fillea, Filca e Feneal ricordano che a livello nazionale sono più di 4000 gli infortuni all’anno riconducibili a temperature estreme con un costo che sfiora i 50 milioni di euro se si considera l’insieme di tutte le spese assicurative e di tutela degli infortunati. «Se si pensa al clima sempre più caldo della Sardegna, è facile immaginare ciò che potrebbe accadere se non si ponesse subito un rimedio».

Da qui l’urgenza di un intervento della Regione «per l’adozione dell’ordinanza come azione fondamentale per impedire l’esposizione nelle ore più calde». 

(Unioneonline/E.Fr.)

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