Sembra quasi una confessione: i carabinieri hanno ascoltato, trascritto tutto, e fatto arrivare la denuncia direttamente in procura. E così Giovanni Satta, ex sindaco della capitale in declino del Monte Acuto, è finito sotto accusa per armi. Incastrato da una conversazione di pochi secondi.

LA TRAPPOLA L'imprudenza fatale, Giovanni Satta, la commette alla fine di agosto 2008 quando riceve una chiamata da Orani. Dall'altra parte della cornetta c'è Luca Carboni: « Ma tu esplosivo ne hai? ». Giovanni Satta risponde senza neppure immaginare di essere intercettato: « Non ne ho più, l'ho già venduto in Corsica ». Stop, nessun'altra rivelazione. Ma tutto questo basta e avanza ai carabinieri della compagnia di Ottana per inserire anche l'ex primo cittadino di Buddusò (uomo di spicco della segreteria provinciale Udc) nel lungo elenco di indagati coinvolti in un'inchiesta su un giro di droga e armi che parte dal Nuorese e arriva fino alla Gallura. Gli accertamenti sono conclusi da qualche settimana: il 20 ottobre in cinque sono finiti in carcere (compreso Luca Carboni) e altre quattro persone si sono beccate l'obbligo di dimora disposto dal Gip di Nuoro. Sul registro degli indagati in realtà ci sono ventinove nomi e tra questi compare anche quello dell'ex primo cittadino di Buddusò. Lo stesso che ad aprile 2009 era finito in carcere per lo scandalo della municipalizzata che in paese gestiva la raccolta dei rifiuti e altri servizi.

L'INDAGINE Dalle carte dell'inchiesta, seguita in prima persona dal capitano Antonio Parillo, salta fuori chiaro che la banda nuorese aveva qualche interesse anche in Gallura. Non solo perché il 20 ottobre, il giorno del grande blitz all'alba, i carabinieri sono entrati in azione anche a Olbia. In manette, oltre all'operaio forestale oranese Luca Carboni, erano finiti anche Andrea Cirronis, trentottenne cagliaritano trapiantato a Olbia, e Nicola Mureddu residente in Gallura ma originario di Nuoro. Un'ordinanza di custodia cautelare, lo stesso giorno, era stata recapitata a casa dei fratelli Masala di San Pantaleo: a Massimiliano, 45 anni, il giudice aveva imposto gli arresti domiciliari, mentre a Fabrizio, 38 anni, era stato concesso l'obbligo di dimora.

AMICIZIE PERICOLOSE Ora sorge un dubbio: come si conoscevano Luca Carboni e Giovanni Satta? Hanno lavorato insieme, in una concessionaria d'auto di proprietà della famiglia dell'ex sindaco di Buddusò. L'operaio forestale segnalava i clienti e in cambio otteneva un compenso mensile di poche centinaia di euro. Altri affari insieme - così giura Giovanni Satta e così risulta anche dalle indagini - non ne hanno mai curato. A parte quella conversazione, che i carabinieri considerano compromettente, il nome del segretario dell'Udc non compare altre volte nel faldone dell'inchiesta che i militari della compagnia di Ottana hanno consegnato al magistrato e al giudice per le indagini preliminari.

LA DIFESA Giovanni Satta sapeva già che il suo nome era finito in questa inchiesta: «Avevo letto gli atti, ma non ho mai ricevuto nessun avviso di garanzia». Ma quella conversazione non ha il sapore di una confessione? «Avrei anche potuto dire di aver dato l'esplosivo per far saltare in aria le Torri gemelle, ma questo non vuol dire che io abbia confessato di aver trafficato tritolo. Ho avuto una cava di granito, ma l'ho venduta dieci anni fa. E comunque io non ricordo che nessuno mi abbia mai fatto una domanda di questo tipo. In più devo sottolineare che io non ho mai fatto affari in Corsica e neppure viaggi: non ci vado dal 2002».

NICOLA PINNA
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