Sono 26 i focolai di Lumpy Skin Disease (LSD) – nota anche come dermatite nodulare contagiosa – confermati sull’Isola. Una malattia virale che colpisce i bovini e che, in poche settimane, si è diffusa rapidamente, mettendo in allerta autorità regionali e sanitarie.

Il primo caso italiano è stato segnalato il 21 giugno in provincia di Nuoro, seguito da un focolaio a Mantova, rapidamente contenuto con l’abbattimento dei capi infetti.

Da allora, la Rete degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali italiani (IZS) è mobilitata, con un ruolo di primo piano affidato all’IZS della Sardegna e all’IZS di Teramo, quest’ultimo sede del Centro di referenza per le malattie esotiche (CESME).

«La priorità è stata confinare la malattia», ha spiegato Simonetta Cherchi, direttrice generale dell’IZS Sardegna. «Adesso è fondamentale il supporto degli allevatori: nei prossimi giorni inizieranno le vaccinazioni. Vaccinare i capi nel più breve tempo possibile può fare la differenza per contrastare la malattia».

La LSD è una malattia di categoria A secondo la normativa europea, ovvero appartenente alle patologie esotiche non normalmente presenti nell’UE e per le quali è obbligatoria l’eradicazione immediata.

Il virus non si trasmette all’uomo, ma ha un impatto pesante sulla zootecnia: provoca febbre, lesioni cutanee, riduzione della produzione di latte, aborto nei capi gravidi e danni a carne e pelli, con ricadute economiche importanti per le aziende agricole.

La trasmissione avviene soprattutto tramite insetti vettori, come mosche, zanzare e zecche, ma può avvenire anche tramite secrezioni corporee o alimenti contaminati.

Le autorità hanno già attivato le misure previste: blocco della movimentazione degli animali, sorveglianza clinica ed entomologica, vaccinazioni e abbattimento nei focolai.

Fin dai primi giorni, l’intera rete IZS è stata mobilitata, con personale in campo per effettuare campionamenti, visite cliniche e controlli. I laboratori dell’IZS Sardegna e di Teramo sono stati autorizzati dal Ministero della Salute a eseguire le diagnosi ufficiali, con referti disponibili entro 24 ore. Un’attività capillare che coinvolge anche il Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria (COVEPI).

«Le istituzioni stanno lavorando in sinergia per ridurre al minimo gli impatti sanitari ed economici», ha aggiunto Cherchi. «Solo con un’applicazione efficace e tempestiva delle procedure e con la piena collaborazione degli allevatori sarà possibile contenere la diffusione della malattia».

Fino a un mese fa, l’Italia era considerata “LSD free”. Ma con i recenti focolai registrati in Sardegna e Lombardia, ha perso lo status di Paese indenne. E così si intensifica il lavoro per vaccinare tutti i capi a rischio nel più breve tempo possibile.

«La Rete degli Istituti Zooprofilattici è una risorsa fondamentale per il Paese: garantisce sorveglianza, professionalità e tempestività nella risposta. È la nostra prima linea di difesa», ha concluso la direttrice Cherchi.

(Unioneonline/Fr.Me.)

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