Costi ingigantiti, il grande flop delle Caserme Verdi: al palo i progetti per Cagliari e Teulada
Randellata della Corte dei Conti sui piani di ammodernamento ecologico della Difesa. Per la Pisano nel poligono preventivati 65 milioni, ne servono 300. Nel capoluogo ipotizzata una spesa di 75 per Mereu, Villasanta e Monfenera: il fabbisogno esplode fino a 260. E tutto si fermaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Per le caserme Mereu, Riva di Villasanta e Monfenera, a Cagliari, era stata preventivata una spesa di 75 milioni di euro. Ne serviranno 260, almeno. Il piano per la caserma Pisano di Teulada invece su basava su una spesa presunta di 65 milioni: il nuovo conteggio dice che il fabbisogno è di 300.
Sono quintuplicati i costi per il grande progetto “Caserme Verdi” che il ministero della Difesa ha partorito per il rinnovamento di 28 siti militari sparsi per l’Italia. Cinque infrastrutture considerate «strategiche» sono in Sardegna. Da 1,4 miliardi complessivi si è passati a (almeno) 6,5. I soldi non bastano. Così a Roma hanno deciso di puntare, per ora solo su sette strutture. Tutte quelle sarde sono messe in congelatore e non fanno parte della fase attuabile dal grande progetto di ammodernamento ecosostenibile delle strutture con le stellette. L’orizzonte temporale si sposta, sulla carta, al 2045. Tutta colpa, pare, «dell’aumento dei prezzi del settore edilizio e delle materie prime, della crisi pandemica e del superbonus 110%». Lo dice il Ministero alla Corte dei Conti che di recente, dopo aver chiesto conto di errori di qualche miliardo, è andata giù pesante.
L'annuncio
È il 2020. A Cagliari, nella «prestigiosa sede di Palazzo de La Vallèe», diceva la nota dell’Esercito, si tiene l’incontro “Caserme Verdi - per un Esercito all’avanguardia in un Paese moderno”. Ci sono, come si dice, le massime autorità militari e civili. Si descrivono, parole del capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Salvatore Farina, di «basi militari di nuova generazione, efficienti, funzionali, ispirate a criteri costruttivi innovativi con basso impatto ambientale e ridotti costi di manutenzione». Sono annunciate caserme con «asili e strutture sportive aperte anche ai cittadini, aree verdi, all'interno poligoni e aree destinate all'addestramento».
La Corte dei conti
Di lì a poco gli italiani sarebbero stati rinchiusi per pandemia. E anche questo, a leggere le carte, ha pesato sulla progettazione. Emerge dalla relazione del Collegio del controllo concomitante presso la sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti. Nella relazione, datata dicembre 2024, c’è scritto che «originariamente era prevista una prima fase sperimentale della durata di 11 anni dal 2023 al 2032 per l’affidamento dei servizi e la realizzazione delle opere sulle aree selezionate con l’obiettivo finale». Erano 28 in tutto, comprese le caserme sarde. Ma la Difesa, a causa dell’aumento dei costi, ha deciso di limitarsi a sette (e le sarde restano fuori). «Tra i due importi» previsti per le strutture rimaste, «emerge una notevole differenza, cosa che porta questo Collegio a ritenere che lo studio preliminare manifesti sostanziali carenze nella programmazione e nella stima parametrica del fabbisogno finanziario dell’investimento in esame». Un errore così marchiano che ha portato a terribili rallentamenti anche per i progetti su cui si puntava nella prima fase.
La stroncatura
Lo scostamento per l’intero piano è miliardario. «È di cruciale rilievo osservare che la mancanza di stime realistiche nella quantificazione dello stanziamento necessario al completamento dell’intero programma pluriennale, in funzione delle ulteriori fasi previste», scrive la Corte dei Conti, «risulta certamente di ostacolo al reperimento delle future risorse finanziarie auspicate dal Ministero». I giudici contabili inoltre rilevano che «le risorse inizialmente stimate per la realizzazione dei 28 interventi è risultata sufficiente per la realizzazione di soltanto sette di essi. Pertanto, per consentire realisticamente il prosieguo delle ulteriori fasi del Programma», che passa anche per la Sardegna, si ritiene necessario che l’Amministrazione provveda dapprima alla stima dei costi realisticamente necessari alla realizzazione di ciascuno dei ventuno progetti rimanenti sulla cui base chiedere e, eventualmente, ottenere gli stanziamenti necessari, in linea con il principio generale di programmazione». Tra l’altro: la Difesa pensava di essere esentata dal caricamento dei dati sulle piattaforme della autorità di controllo della spesa e del suo avanzamento. La Corte dei Conti ha detto che non è così.
Il procedimento
Il provvedimento si chiude con una serie di raccomandazioni. Nei mesi successivi la Difesa ha spiegato le sue ragioni e fornito un cronoprogramma di massima: quello che doveva essere iniziato nel 2021 e concluso (massimo) nel 2032 (come le caserme “verdi” di Cagliari e Teulada) vedrà la luce – forse – nel 2045, la nuova deadline. Intanto a Cagliari enormi spazi rimangono sotto il controllo militare. E se le nuove strutture dovranno essere “efficienti”, magari vuol dire che le vecchie, che resteranno tali, non lo sono.