E' salito sul ring quattro anni fa. All'inizio era spaventato: l'avversario si chiamava Parkinson, un pugile che dà colpi che fanno molto male. Ma lui, Cesare Corda, giornalista di 74 anni, 70 quando gli è stata diagnosticata la malattia, di fare la figura dello sparring partner, uno che prende solo botte, non ne voleva sapere. "Ho studiato il mio nemico - ha detto - ho visto quali erano i suoi punti deboli e ho piazzato alcuni colpi di 'incontro' a base di dopamina. Ora sto bene, non tremo, sono un atleta", racconta oggi Corda. E mostra con orgoglio il certificato di idoneità per la pratica sportiva. La sua storia è diventata un libro che si chiama "Benvenuto Mr Parkinson". Dove benvenuto sta per "te la faccio vedere io". "Il protagonista sono io e Cesarino, il bambino che è in me - spiega Corda -, quello che sino a otto anni andava in giro scalzo a Villamassargia imparando a correre, giocare, riconoscere i veri amici, l'onestà e la lealtà".

Una sfida sul ring, ma i primi segnali della patologia li ha visti e sentiti su un campo da tennis. "I colpi andavano a vuoto - ricorda - non riuscivo ad arrivare sulla palla. Poi il resto, mani che tremavano, difficoltà a camminare e almeno cinque brutte cadute. La diagnosi è arrivata presto: Parkinson". Prima spavento e scoramento. Poi la voglia di reagire. "Un elemento importante, sicuramente un bell'esempio", sottolinea Giovanni Cossu, responsabile del centro Parkinson dell'ospedale Brotzu di Cagliari. Non si può parlare di guarigione completa - spiegano gli esperti - perché le terapie continuano e il nemico va tenuto sotto controllo. Ma il risultato ha del miracoloso. "Un nemico subdolo - ammette Corda - che può tornare all'attacco. Ma casi come il mio non ce ne sono molti in giro per il mondo". Tanta voglia di vivere. "Anche perché ho avuto la fortuna - dice Cesare - di avere a settant'anni due gemelline: dovevo per forza combattere. Ora sono uscito dalla malattia, corro come una lepre, ho più forze di quando ero sano".

(di Stefano Ambu - Ansa)
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