18 novembre 2011 alle 08:32aggiornato il 18 novembre 2011 alle 08:32
Carloforte, c'è un morto tra i 29 algerini L'imbarcazione recuperata nella notte
C'è un morto tra i 29 algerini che durante la notte tra mercoledì e giovedì sono stati recuperati e soccorsi dalla Guardia Costiera di Cagliari. L'imbarcazione sulla quale avevano tentato la fuga dal Nord Africa era stata data per dispersa da domenica. E' stata intercettata a sud di Carloforte. I passeggeri, alcuni dei quali in stato di assideramento, sono stati trasportati nel porto più vicino, a Sant'Antioco.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Si sono fermati in mezzo al mare perché era finita la benzina e non avevano portato taniche di scorta. E, dopo l'allarme lanciato domenica sera con tre telefonate disperate ai carabinieri di Carbonia, partite dalla piccola imbarcazione di sei metri in balia delle onde, motovedette, pattugliatori ed elicotteri ne hanno cercato gli occupanti per mare e per terra per quattro giorni. Li hanno trovati ieri a tarda sera a 65 miglia dalle coste di Carloforte, nel sud ovest della Sardegna, stretti a bordo di un barchino con il quale, forse nove giorni fa (ma le autorità algerine parlano di cinque giorni) avevano lasciato Hannabah, nel nord dell'Algeria. Uno di loro, un ragazzo dalla apparente età di 17-18 anni, non ce l'ha fatta: quando i soccorritori della Capitaneria di porto di Cagliari sono saliti sull'imbarcazione era già morto. Non si conoscono ancora le cause, gli accertamenti sono in corso: fatali probabilmente freddo, fame e le condizioni di viaggio. Gli altri ventotto migranti, tutti uomini tra i 20 e i 30 anni, sono stati subito rifocillati, ma quattro, semi assiderati, stavano malissimo: dal porto di Sant'Antioco, dove ad attenderli c'erano sette ambulanze del 118, i più gravi sono stati trasferiti in ospedale, otto a Carbonia e cinque a Iglesias. "Ancora poche ore - ha detto Giulio Piroddi, capitano di fregata della Capitaneria di porto - e sarebbe potuta diventare una vera e propria tragedia". Le condizioni degli immigrati, questo è il risultato delle prime visite, non destano preoccupazione. Ventinove persone stipate in una barca a motore di appena sei metri: alcuni di loro hanno riportato contusioni e fratture a furia di stare pigiati l'uno accanto all'altro per tutto quel tempo. Una ricostruzione drammatica, quella degli uomini della Guardia costiera. Le telefonate di domenica sera, confuse, un po' in italiano, un pò in francese, non erano servite a localizzare il barchino nonostante l'immediata partenza delle ricerche. La cella telefonica agganciata era quella di Giba, ma nonostante l'aiuto degli elicotteri e la collaborazione delle autorità algerine, subito allertate per poter estendere le ricerche anche al limite delle zone di competenza della Capitaneria, per tre giorni non si è trovata nessuna traccia della barca fantasma. Ieri la svolta, quando in serata il velivolo Atr 42 del nucleo aereo di Catania ha intercettato un debole segnale da parte del radar a sessanta miglia da Carloforte. Alle 20 la certezza che si trattava proprio degli algerini scomparsi quando dal barchino è arrivato il segnale luminoso di una torcia e forse anche di un fuocherello appiccato per essere più visibili. Una nave mercantile battente bandiera maltese è stata dirottata sul posto, mentre altre motovedette arrivavano da Sant'Antioco. La salvezza: subito il trasferimento in porto (operazioni concluse questa mattina all'alba) e in ospedale per chi necessitava di cure. Per gli altri, quindici migranti, è scattato il trasporto al Centro di prima accoglienza di Elmas.
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