Gli inquirenti avevano già concentrato le indagini fuori dal reparto di Ostetricia e ginecologia dove la mamma di Calasetta era stata ricoverata e dove era avvenuto il parto. I carabinieri della stazione di Carbonia che indagano su mandato del pm Andrea Massidda della Procura di Cagliari, hanno messo sotto torchio il necroforo dopo aver sentito il personale di Ginecologia. La piccola era stata lavata e adagiata in una sorta di bara bianca, dopodiché era stato chiamato il necroforo. Secondo la procedura una volta portato il corpo in camera mortuaria, è lo stesso necroforo che, dopo aver compilato un registro con i dati della madre e della nascita, si deve occupare di far arrivare in direzione sanitaria il modulo in cui la mamma chiede che la bambina sia sepolta. A quel punto il modulo, dopo la firma del direttore sanitario, torna in obitorio, ed è sempre il necroforo che deve chiamare l'agenzia funebre che sarà incaricata del seppellimento. Dal reparto avrebbero confermato che il necroforo ha ricevuto il corpo e la documentazione, risulta anche che il necroforo ha trascritto i dati della piccola. Il registro e il modulo, però, non risultano compilati del tutto: mancano in particolare i dettagli che andrebbero trascritti dopo che che la pratica passa nelle mani del direttore sanitario. Manca la sua firma, e i dati dell'agenzia funebre. Nel frattempo non si capisce che fine abbia fatto il corpo della piccola. Altra domanda, perché il modulo non è mai arrivato al direttore sanitario? Intanto alla mamma di Calasetta viene detto che il feto è finito nell'inceneritore per errore, e che non è nemmeno la prima volta che succede. Chi l'ha gettato tra i rifiuti?

I dettagli nell'articolo firmato da Stefania Piredda sull'Unione Sarda oggi in edicola.
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