A Sassari un’ambulanza viene liberata in 20 minuti. A Cagliari ne servono 140: sette volte tanto. E questa è una media: ci sono attese che superano le 10 ore. Casi estremi, ma sempre più frequenti. Nei pronto soccorso del capoluogo la scena ormai ordinaria è la seguente: file di mezzi del 118 bloccati a decine, volontari costretti ad aspettare la restituzione delle barelle, pazienti che una volta all’interno non possono essere ricoverati in reparto perché non ci sono letti, personale dell’ospedale che fa i salti mortali ma non ne può più. Se non succede al Brotzu il problema si presenta al Policlinico e al Santissima Trinità. O viceversa.

«Non è normale che ci siamo abituati a questo scenario sempre più frequente: è così dal 2019. Non è più un’emergenza, è un problema cronico»: per questo il direttore della centrale operativa del 118 di Cagliari gestita da Areus, Daniele Barillari, ha convocato una riunione – molto operativa – con tutti i direttori dei pronto soccorso del sud della Sardegna. «Abbiamo toccato il fondo e non è più tempo di scambi di accuse tra enti: dobbiamo guardarci in faccia, per fare tutti autocritica e collaborare, perché ci sono margini di intervento per migliorare la situazione», assicura. L’appuntamento è per il 20 marzo, per conciliare le esigenze di tutti. Intanto si elaborano strategie immediate.

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