Auto di lusso, borse griffate, viaggi esclusivi e orologi da decine di migliaia di euro: così sarebbero stati spesi i fondi pubblici destinati all’assistenza sociale.

Un’inchiesta della Guardia di Finanza e dei Carabinieri ha portato al sequestro di beni per 1,79 milioni di euro e ha fatto emergere una presunta truffa milionaria che, secondo gli inquirenti, avrebbe trasformato una cooperativa sociale in un vero e proprio business privato.

Ieri, i militari hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Cagliari nei confronti di quattro persone, tutte residenti tra Cagliari e Quartu. Si tratta di amministratori e consiglieri di una cooperativa operante nel settore dei servizi socio-assistenziali, accusati di aver messo in piedi un sofisticato sistema di frode per accaparrarsi finanziamenti pubblici destinati a servizi essenziali per la comunità.

Secondo quanto emerso dalle indagini, gli indagati avrebbero alterato il normale svolgimento delle gare d’appalto nel Sud Sardegna per l’espletamento di servizi sociali e di assistenza domiciliare, falsificando la natura giuridica della loro cooperativa. La società, presentata come ente senza scopo di lucro, sarebbe stata in realtà una macchina per generare profitti privati, accumulando illegalmente circa 10 milioni di euro.

Per dare una parvenza di legalità ai fondi ricevuti, il gruppo avrebbe utilizzato una rete di fatture false emesse da società compiacenti, permettendo di dirottare il denaro in spese personali e investimenti di lusso.

Mentre sulla carta la cooperativa avrebbe dovuto assistere persone fragili e fornire servizi essenziali, nella realtà i fondi pubblici venivano utilizzati per finanziare noleggi di auto di lusso, pranzi gourmet, viaggi esclusivi e acquisti di beni di prestigio. Nel corso delle perquisizioni, le forze dell’ordine hanno trovato e sequestrato: 24 orologi di lusso, tra cui un Audemars Piguet del valore di oltre 50.000 euro; 150.000 euro in contanti; 23 borse griffate e altri oggetti di pregio.

Il sequestro sta proseguendo con l’acquisizione di beni immobili e mobili registrati, fino a raggiungere la somma contestata di 1.791.164,59 euro.

Se il tenore di vita degli indagati sarebbe stato da jet set, la condizione dei lavoratori della cooperativa racconta un’altra storia: stipendi bassi, dipendenti senza le qualifiche necessarie e condizioni lavorative ben lontane dagli standard di settore.

Le ipotesi di reato mosse agli indagati sono pesanti: truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e auto riciclaggio. Anche la cooperativa è formalmente indagata per responsabilità amministrativa.

Le indagini proseguono per chiarire eventuali ulteriori responsabilità e approfondire il giro d’affari dietro la presunta frode.

(Unioneonline/Fr.Me.)

© Riproduzione riservata