Avrebbe violentato per sei anni la sorellastra, ancora bambina, per poi filmare i rapporti sessuali e venderli nel dark-web. L’accusa è pesantissima e l’indagine ancora in corso visto che la Polizia Postale starebbe sondando i server di mezzo mondo per rintracciare gli acquirenti dei video. Nel frattempo, però, ieri mattina il giovane che avrebbe pesantemente abusato a lungo della sorella è comparso davanti al giudice: per lui l’accusa ha chiesto 16 anni di carcere (partendo da una pena di 24 anni con lo sconto di un terzo per la scelta del rito abbreviato).

L’inchiesta

Per poter scrivere questa storia è indispensabile raccontare solo i fatti contestati dalla Procura, ma senza fornire alcun dettaglio che possa in alcun modo rendere riconoscibile la piccola vittima. Per questa ragione il giornale non scriverà né l’età della vittima e dell’imputato, scegliendo la strada della necessaria genericità. L’indagine del sostituto procuratore Gilberto Ganassi è scattata quest’anno quando, nell’ambito di un’inchiesta per piccolo spaccio di stupefacenti, la polizia ha sequestrato il telefonino di un giovane. Esaminando l’apparecchio, però, gli investigatori hanno subito notato la presenza di un gran numero di video vietati, anche smerciati su internet, avvisando la Procura distrettuale che ha così avviato gli accertamenti.

Le presunte violenze

Le violenze – stando a quanto ipotizzato dagli inquirenti – sarebbero iniziate quando la bambina era entrata da poco alle elementari e sarebbero andate avanti sino alle scuole medie. Imputato e presunta vittima avrebbero avuto in comune il padre: l’imputato, infatti, sarebbe il figlio di un precedente matrimonio. Nessuno avrebbe mai scoperto nulla se, a seguito di un’indagine per un piccolo spaccio di stupefacenti, il telefonino del ragazzo non fosse stato sequestrato dall’autorità giudiziaria. Proprio dall’esame della memoria dello smartphone sarebbero emersi i filmati che raccontavano anni di abusi e violenze sulla bambina, poi diventata adolescente. Ma non solo. Gli investigatori della Polizia postale e delle telecomunicazioni avrebbero anche accertato che una parte dei filmati sarebbe stata anche ceduta o venduta sul dark-web, dove spopolano i criminali che vanno a caccia di materiale vietato.

Nel dark-web

E proprio nei meandri dell’internet più profondo gli agenti della Polpost, assieme ai colleghi di mezza Europa e dell’Fbi (negli Stati Uniti), sarebbero cercando di capire chi potrebbe aver ricevuto o acquistato quel materiale. Le bocche restano cucite, ma nel frattempo il giovane è stato mandato a processo con il giudizio immediato: oltre alla contestazione di stupro della minore, la Procura distrettuale contesta anche i reati legati allo smercio dei file informatici.

Il processo

E ieri mattina il ragazzo, poco più che maggiorenne, è comparso davanti alla giudice del Tribunale, Giulia Tronci. L’imputato, al momento detenuto, ha deciso col difensore di essere processato con il rito abbreviato, scelta che in caso di condanna gli permetterebbe di avere lo sconto di un terzo della pena. Anche la presunta vittima minorenne e la famiglia della madre si sono costituti parte civile. Nel corso di una lunghissima requisitoria, rigorosamente a porte chiuse, il pubblico ministero Ganassi ha così ripercorso l’intera vicenda, concludendo con una richiesta di condanna che parte da 24 anni di reclusione per poi scendere a 16 per via dell’abbreviato. Il processo è poi stato aggiornato a febbraio per le altre parti e la sentenza.

Francesco Pinna

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