«Basta confondere l'identità sessuale dei bambini»

Fanno rumore a Cagliari i manifesti affissi da ProVita – non solo nel capoluogo ma in tutta Italia – con lo slogan Stop Gender e l’immagine di un bambino dallo sguardo corrucciato mentre due mani cercano di mettergli il rossetto e un fiocco fucsia.

Protestano due consigliere comunali, Giulia Andreozzi e Francesca Mulas Fiori di Possibile Sardegna: «Troviamo gravissimo che ancora oggi queste associazioni parlino di "teoria gender": in nessuna scuola a oggi esiste alcun insegnamento della "teoria gender", espressione che non esiste se non come traduzione della formula inglese "gender studies" (una complessa ricerca multidisciplinare attorno ai significati socioculturali della sessualità e dell'identità). Il volto della campagna, un bambino triste a cui vengono mostrati rossetto e fiocco rosa, è davvero imbarazzante: un minore a cui si impone il rossetto è falso, pericoloso e fuorviante. E anche estremamente dannoso, se vogliamo sradicare pregiudizi e stereotipi legati al genere, gli stessi che oggi vedono le donne sempre un gradino sotto gli uomini o assegnano ruoli e potere in base al sesso».
Quindi l’appello al sindaco Paolo Truzzu affinché intervenga per la rimozione: «Anche noi, insieme a tante associazioni e realtà cagliaritane che da ieri stanno esprimendo dissenso, chiediamo che il sindaco e l'amministrazione comunale facciano rimuovere questi manifesti: intanto violano la recente normativa sulla cartellonistica stradale (la legge 156 del 2021) che vieta pubblicità che "proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche". E propongono messaggi falsi con un uso strumentale dell'infanzia. Se le nostre scuole sono in pericolo non è certo per le campagne contro gli stereotipi di genere ma a causa di questi movimenti oscurantisti e intrisi di ignoranza».
Non manca la stoccata finale: «Quando il Consiglio comunale bocciò la nostra mozione sulla carriera alias per i dipendenti comunali, non addusse (almeno formalmente) motivazioni ideologiche, ma semplicemente di "differenti priorità". Questa sarà la controprova: ha intenzione di permettere che questa campagna orrenda, discriminatoria e mistificatoria sia portata avanti?».

(Unioneonline/D)

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