Il governo sta rotolando verso la fine dell'anno, problemi enormi come l'acciaio di Taranto e Alitalia sono sul tavolo di un esecutivo che annaspa.

Nonostante il ruggito della realtà, lo scenario politico è surreale, sul taccuino ci sono due parole chiave: sardine e gattini.

Sembrano l'esercizio di una mente contorta, il frutto inchiostrato di uno sceneggiatore con il gusto della beffa, e invece, cari lettori, è tutto vero. Questi sono i "miti d'oggi" (grande libro di Roland Barthes) che dobbiamo esplorare per capire chi siamo (e soprattutto non siamo) e dove andiamo (e soprattutto dove non andiamo).

Apriamo il nostro catalogo non-ideale, occhio alla lisca per terra.

SARDINE - Con regolarità sui giornali compaiono "movimenti" spontanei che alimentano la fantasia dei commentatori alla ricerca di nuove tigri di carta da far esordire nel circo tipografico. Nella piazza di Bologna hanno nuotato per la prima volta le sardine, una "cosa" che è nata per gioco sulla Rete e ha un solo oggetto sociale: fermare Salvini.

Abbiamo già visto nascere così varie giostre, il popolo viola, i girotondi, se non ora quando, le madamine e tutto il resto che, statene certi, arriverà in futuro. Finora è stato un gran falò della vacuità, lo stesso Movimento Cinque Stelle - nato contro Berlusconi e la casta - sta declinando a tutta velocità tra le proprie illusioni anti-sistema (cielo, la casa di Elisabetta Trenta).

In attesa di finire in padella o nuotare felici, sul taccuino ci sono delle domande.

Di chi sono le sardine? Di nessuno. Hanno un capo le sardine? Cribbio, no. Hanno un programma di governo le sardine? Non serve, è chiaramente il progresso in scatola. Sono di sinistra le sardine? Sono sempre "oltre" e senza confini, è chiaro. Votano Pd le sardine? Un tempo, ma oggi, dopo il bagno della piazza, giammai, si lavora a fare una nuova "cosa".

La moltiplicazione nell'acquario della politica ci dice molte cose: che i giornali non sanno più che pesci pigliare; che l'assenza di un capo ai tempi della società dei leader è una garanzia d'insuccesso rapido; che la bolla della Rete è un eccezionale mezzo di mobilitazione ma poi sorge la domanda: "anvedi er pesciolino e 'mo che famo?"; che i gilet gialli sono nati su Facebook e non si sono mai organizzati; che se le sardine sono un problema politico, allora è del Pd di Zingaretti.

I GATTINI - Se la politica diventa una questione di zona di pesca, un tema dell'enciclopedia ittica, allora è chiaro che dall'altra parte si attrezzano con le contromisure linguistiche. Nate le sardine, spuntano i gattini. La politica declinata in soggetto dell'immaginario sul display dello smartphone trova la sua exit naturale nel felino ghiotto di sardine. La Lega ha trovato la chiave per la guerra di contro-propaganda: i gattini (per Salvini).

Ci ridiamo sopra e consideriamo la faccenda del binomio gattini vs sardine come un segno dei tempi (rasoterra), eppure nel (tragi)comico, sguazza qualcosa di involontariamente profondo: la sardina si muove in banchi, è coordinata, sta insieme alle altre per ragioni sociali, non ha una vita individuale staccata dal gruppo; il gatto è l'animale più individualista sulla faccia della terra, indipendente, autonomo, sfacciatamente elegante, sta solo anche quando è in colonia, marca il territorio, soffia e graffia, è un sovranista nato.

Voi direte che la storia dei gattini e delle sardine è semplicistica, roba da favoletta, ma chi ha letto la "Morfologia della fiaba", di Vladimir Propp, sa che siamo nel campo profondo dell'archetipo, la potenza dell'immaginario. Il gattino e la sardina risvegliano il mito che alberga nel nostro fanciullino, al punto che i Cinque Stelle, usciti dal banco dei pesci e seduti sul banco parlamentare, commentano con nostalgia: "Un tempo le sardine eravamo noi".

L'unico momento in cui il gattino potrebbe mangiare la sardina è quello del salto fuori dall'acqua. Il giorno in cui usciranno dalla piazza per essere altro, allora vedremo quanto saranno efficaci gli artigli e i dentini dei gattini. O quanto sarà alto e irraggiungibile il volo delle sardine.

Mario Sechi - Direttore Agi e fondatore di List

© Riproduzione riservata