Un semplice permesso d’uso di una sala del Palazzo di Giustizia di Cagliari si è trasformato in un caso che sta mettendo in contrasto avvocati e magistrati. Al centro dello scontro c’è l’Aula Magna, concessa al Comitato per il No al referendum sulla riforma della Giustizia: una decisione che ha subito acceso polemiche.

A prendere posizione per primi sono stati gli avvocati. Il Consiglio dell’Ordine di Cagliari ha infatti chiesto di revocare l’autorizzazione, ritenendo inopportuno che un luogo simbolo della neutralità della magistratura ospiti un’iniziativa legata a un confronto politico-referendario. Un giudizio condiviso e rilanciato dall’Unione Regionale degli Ordini Forensi della Sardegna, che ha difeso l’esigenza di separare con cura il dibattito politico dagli spazi istituzionali della Giustizia. L’Unione ha inoltre stigmatizzato alcune reazioni considerate offensive e irrispettose nei confronti dell’avvocatura, arrivate dopo la richiesta di revoca.

La replica dell’associazione Nazionale Magistrati non si è fatta attendere. La sezione sarda dell’Anm, promotrice del Comitato per il No, ha espresso “amarezza” per l’iniziativa dell’Ordine. I magistrati ricordano che il comitato non ha natura partitica, che è aperto alla società civile e che la libertà di pensiero della magistratura deve essere rispettata anche all’interno dei palazzi di giustizia. Da qui l’invito a evitare uno scontro che, in un momento già teso a livello nazionale, rischia di alimentare un clima di contrapposizione giudicato “pericoloso e insensato”.

È intervenuta anche la Camera Penale di Cagliari, che ha espresso piena solidarietà al presidente dell’Ordine, Matteo Pinna, dopo una lettera del presidente del Tribunale di Cagliari ritenuta troppo dura nei toni.

I penalisti contestano l’idea che l’Anm e il comitato referendario possano essere considerati sullo stesso piano e ribadiscono che l’Aula Magna non dovrebbe ospitare attività che possano far pensare a un coinvolgimento politico del tribunale. Secondo la Camera Penale, gli spazi della giurisdizione devono restare neutri, al riparo da ogni possibile lettura di parte. Ma, nonostante le posizioni diverse, sia avvocati sia magistrati dicono di sperare in un confronto più sereno. 

(Unioneonline/Fr.Me.)

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