Pancreatite, Cagliari in prima linea: due studi per cambiare le cure
Potrebbero rivoluzionare diagnosi e trattamenti, migliorando la qualità della vita dei pazientiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un dolore improvviso e acuto all’addome, che può nascondere una patologia grave come la pancreatite. Ogni anno colpisce migliaia di persone, e in alcuni casi può avere conseguenze fatali. Ora, la ricerca si muove per cambiare le cose, e Cagliari è in prima linea.
Il reparto di Chirurgia d’Urgenza dell’Aou, guidato dal professor Adolfo Pisanu, coordina due importanti studi che potrebbero rivoluzionare diagnosi e trattamenti, migliorando la qualità della vita dei pazienti.
Uno dei due studi è Manctra, un progetto internazionale che vede il team cagliaritano alla guida di oltre 150 centri in tutto il mondo. «L’obiettivo è sviluppare strategie più efficaci per la gestione della pancreatite acuta», spiega il professor Pisanu. Attraverso l’analisi dei dati raccolti a livello globale, i ricercatori puntano a individuare i migliori approcci terapeutici per ridurre complicanze e tempi di degenza.
A livello nazionale, Cagliari è capofila di Minerva, uno studio finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
«Coordinando 15 centri italiani – sottolinea Pisanu – lavoriamo per trovare nuove strategie che prevengano le recidive della pancreatite acuta, riducendo il rischio per i pazienti e migliorando la loro qualità di vita».
Le cause più comuni della pancreatite sono i calcoli biliari e l’abuso di alcol. «Si manifesta con un dolore intenso nella parte superiore dell’addome, spesso irradiato alla schiena – spiega il professor Mauro Podda, chirurgo dell’ospedale Duilio Casula – ed è accompagnata da nausea, vomito e febbre».
La diagnosi si basa sul dosaggio degli enzimi pancreatici nel sangue: valori tre volte superiori alla norma sono un chiaro segnale di pancreatite. A confermare il quadro clinico sono esami come TC, ecografia o risonanza magnetica.
Nel 80% dei casi la malattia si risolve spontaneamente, con una dieta povera di grassi e senza bisogno di interventi invasivi.
«Contrariamente a quanto si pensava in passato, evitare il digiuno accelera la guarigione», aggiunge Pisanu. Tuttavia, nel restante 20% dei casi, la pancreatite può avere conseguenze gravi, con danni a reni, polmoni o cuore.