Hanno combattuto la battaglia contro il Covid in prima linea, garantendo assistenza nei momenti più difficili della pandemia. Hanno lavorato nei presidi della Asl 8, come il Santissima Trinità e altri ospedali, con turni massacranti e un impegno incondizionato. Eppure, oggi, sono esclusi dalla stabilizzazione.

Accanto ai 26 operatori socio-sanitari rappresentati dal sindacato Usb e da ieri in presidio sotto il Consiglio regionale, ci sono altri 24 Oss che si sentono dimenticati.

Tra questi c’è Simona Imeroni, 63 anni, disoccupata da agosto e con la pensione ancora lontana quattro anni: «Abbiamo dato tutto durante l’emergenza, e ora ci troviamo senza un futuro», racconta con amarezza.

Il nodo del problema? Un cavillo burocratico. A differenza di altre Asl della Sardegna, che hanno pubblicato più bandi di stabilizzazione per riconoscere il lavoro degli operatori Covid, la Asl 8 ha previsto un’unica selezione, escludendo chi non ha maturato esattamente 18 mesi di servizio alla data del bando. «Siamo rimasti fuori anche solo per pochi giorni o settimane», spiega Imeroni.

Eppure, il loro contributo non è stato minore: «Abbiamo avuto fino a 10 proroghe contrattuali, arrivando anche a 36 mesi di servizio». Il governo nazionale ha dato la possibilità di stabilizzare gli Oss fino al 31 dicembre 2025, riconoscendo i 18 mesi di lavoro con contratto Covid, ma la Asl 8 non ha dato loro questa opportunità.

Ora chiedono giustizia: «Abbiamo gli stessi diritti dei nostri colleghi stabilizzati. Non vogliamo essere dimenticati. Abbiamo servito il sistema sanitario nel momento più buio, ora chiediamo solo di non essere lasciati indietro».

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