Sembrerebbe, visto l'acceso dibattito politico sulla questione, che il futuro sviluppo economico della Sardegna dipenda soprattutto da due fattori, il riconoscimento dello stato di insularità e l'istituzione delle Zes. Sul primo punto non ci sarebbe nemmeno tanto da discutere vista l'ovvietà della richiesta. Che la Sardegna sia un'isola sembrerebbe assodato da tempo così come il disagio che questa condizione comporta alla sua economia che infatti è fra le più povere del continente europeo. Però, per reclamare questo diritto, che naturalmente porterebbe una serie di benefici diretti e indiretti, ora si pensa persino ad un'alleanza con la Sicilia che sì, è un'isola, ma sicuramente meno isolata della Sardegna. Forse si pensa che da questa unità di intenti e con la forza dei parlamentari siciliani, più numerosi e potenti di quelli sardi, il risultato sia più facilmente conseguibile. Chissà, non resta che sperarlo. Cosi come per le Zes, le zone economiche speciali, che porterebbero qualche vantaggio fiscale in alcuni territori ma che sono le sorelline piccole di quello che sarebbe dovuto essere il mantra dei nostri politici e cioè la zona franca integrale. La storia insegna però che chiedere tanto coraggio a gente eletta in partiti nazionali che non hanno alcun interesse a dare vantaggi così grandi a un'isola così lontana dai loro voti è un'utopia. Peccato.

Bepi Anziani

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