Cagliari ha accolto la settima tappa del tour “#NonCiFermaNessuno”, la campagna sociale di Luca Abete, noto inviato del programma televisivo Striscia la Notizia.

L’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria si è riempita di studenti universitari e liceali che hanno condiviso testimonianze intense, sorrisi e qualche lacrima.

L’incontro ha posto al centro storie di eroismo quotidiano per riflettere su come inciampi e insicurezze possano diventare opportunità. «Quando si diceva 11 anni fa "viene Luca Abete all'università” avevano il timore che uscisse in tv» ha esordito ironico l’inviato, ripercorrendo gli inizi della sua carriera. «Io volevo diventare architetto» ha spiegato, ricordando i primi lavori come animatore ai matrimoni napoletani, «si mangia bene e ci sono più cantanti che a San Remo», poi il clown per caso, «quella brutta figura è stata benedetta». Ha lanciato una domanda: bravi si nasce o si diventa? Dopo il debutto televisivo nel Marameo show è arrivato a Striscia la Notizia. «Sbagliamo ad usare il termine successo» ha detto respingendo l’idea che la realizzazione personale coincida con ricchezza e perfezione, «conosco persone di successo che sono sfigati pazzeschi». Si è rivolto ai ragazzi: «Voi siete di successo. Non ve lo dico perché suona bene, ma perché l'ho vissuto».

Durante l’evento è stato premiata la storia di Thierno Balde, 25 anni, studente di Filosofia. A 11 anni, schiacciato dalle pressioni familiari, ha lasciato la Guinea, «in meno di 24 ore mi trovavo in un altro paese. Ho attraversato due volte il deserto del Sahara». Un percorso durissimo attraverso Algeria e Libia, fino all’arrivo in Sardegna. «Sono stato accolto, ho potuto studiare e ho imparato la lingua, ma mi sentivo solo. Le avventure di Tom Sawyer è stato il mio primo libro, ogni sera la mia vittoria era imparare una nuova parola». Il suo messaggio: «costruire un dialogo interiore aiuta a convivere con la solitudine in modo sano».

È intervenuta Marta Deidda, 43 anni, testimoniando la battaglia contro la malattia. «Volevo studiare medicina. Oggi la mia sveglia non suona per andare al lavoro, ma per i farmaci. Dopo una devitalizzazione, al terzo anno di studi, mi ammalai. Sono stata tante volte ad un passo dalla morte. Dicevano che non mi sarei mai laureata, ero continuamente rifiutata dalla stessa classe medica a cui volevo appartenere». Oggi è tornata a studiare, «nessuno ha il diritto di dirvi che non ce la farete». Dal Venezuela la voce di Alejandro Menendez, studente di Psicologia, «la mia resilienza viene da un popolo che nonostante la povertà mantiene il sorriso. Mia mamma diceva ovunque tu vada lascia un'impronta di bene, e così faccio». Tra i giovanissimi del liceo, Sofia Chessa ha affrontato il tema dell’ansia. «Ti fa sentire sbagliato. Chi ti circonda ti vuole davvero bene? Perché non si comporta come avresti fatto tu? Vivi nelle tue paranoie». Accanto a lei Michele Contu, giocatore di baseball, con l’importanza di fare spazio alla propria voce interiore. «Ho dovuto scegliere tra scuola e sport, bisogna trovare un equilibrio con quello che ci piace fare».

Si è parlato anche di sostenibilità con Antonio Protopapa, direttore gestione operativa di Corepla, Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. È stato installato nell’ateneo il primo ecocompattatore per il conferimento delle bottiglie di plastica. In cambio di questo gesto un premio, dal materiale raccolto nascono degli oggetti, come Ombrelli o asciugamani. A breve saranno installate due macchine anche all'aeroporto.

Insomma, una giornata all’insegna della condivisione per «ispirare i ragazzi a sentirsi più forti e a capire che se gli altri ce l’hanno fatta, possono farlo anche loro».

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