Neonati mai più soli: nell'incubatrice arriva la voce della mamma
Un piccolo apparecchio per sconfiggere la sofferenza e la solitudine di essere nati troppo presto.
Si chiama Mami Voice l'invenzione di Alfredo Bigogno, architetto bresciano, ricercatore di ambienti sonori.
Già applicato al San Raffaele di Milano, adesso sarà operativo anche a Cagliari nel reparto di Neonatologia del Brotzu.
"Grazie a un vibro-trasduttore a batterie, quindi assolutamente sicuro, sarà possibile riprodurre all'interno di un'incubatrice lo stesso ambiente dell'utero materno", dice Luciana Pibiri, direttrice del reparto "riducendo sensibilmente nel bambino il dolore e il senso di privazione dalla madre dopo la nascita".
Voce e vibrazione che vengono recepiti dal neonato "con un effetto consolatorio e sedativo, riuscendo ad attenuare sensibilmente il dolore in occasione di certi trattamenti, come il prelievo del sangue".
"Un primo beneficio è quello provato dalla mamma», afferma l'architetto Bigogno «che si sente ancora utile nonostante l'incubatrice".
Ma questa metodologia ("che adesso è un'app chiamata Mami voice") è stata sperimentata con successo anche su persone affette da disabilità, come gli ipoudenti.
Il progetto è stato realizzato a Cagliari grazie a Sardegna Ricerche e a una donazione di Carlo Manca di Villahermosa, intitolata alla moglie Cristiana scomparsa cinque anni fa.
(p.mat )