Importante passo avanti nell’indagine sulle carenze nelle forniture di mascherine chirurgiche, Ffp2 e Ffp3 distribuite a marzo 2020 a medici, infermieri e personale sanitario della Sardegna.

La Guardia di Finanza di Cagliari, su ordine della gip Manuela Anzani ha sequestrato beni mobili e immobili per oltre 10 milioni di euro a Renato De Martin, 61 anni di Reggio Calabria, e alla società Demar Hospital di cui l’imprenditore è amministratore unico.

I dispositivi inadeguati

Circa due milioni e 700mila dispositivi di protezione personale ritenuti dalla Procura del tutto inadeguati e privi dei requisiti minimi idonei a proteggere dal virus messi sotto chiave dagli uomini del Nucleo di polizia economico finanziaria nell’ottobre di un anno fa all’avvio dell’indagine, quando gli inquirenti contestavano a De Martin la sola frode in pubbliche forniture: l’azienda nel marzo 2020 si era aggiudicata la gara per la consegna di quattro milioni di mascherine per un importo totale di 18 milioni di euro Iva inclusa, ma ancora al 27 maggio mancavano all’appello 1.244.200 di pezzi.

Alla fine la Regione aveva pagato 10.862.620 euro per i 2,7 milioni di dispositivi che, secondo militari e inquirenti, erano privi «dei requisiti» di legge e dunque non vendibili. Per alcuni lotti mancava la certificazione tecnica che ne attestasse l’efficacia, per altri la documentazione non era completa. C’erano anche false attestazioni riportate sui dispositivi di protezione individuali.

Il sequestro

Ora l’inchiesta compie un ulteriore passo in avanti e il pm contesta a De Martin e alla società anche la truffa, che consente di procedere col sequestro per equivalente di contanti, immobili, conti correnti, quote societarie e tutto quanto sia utile ad arrivare alla somma indicata. L’imprenditore un anno fa era stato ritenuto «spregiudicato» dalla gip per il modo con cui avrebbe approfittato «della impellente necessità della Regione di reperire sul mercato» materiale che il 61enne reggino «sapeva bene essere inidoneo all’uso cui era destinato, con i conseguenti rischi per la salute» dei cittadini.

De Martin aveva «cercato di ingannare» viale Trento e «l’ufficio delle Dogane che doveva controllare la correttezza della merce importata», oltre che «di nascondere le gravi carenze dei prodotti» consegnando documenti non validi e nascondendo la bocciatura dell’Inail sulla commercializzazione dei dispositivi «già consegnati alla Regione». 

Camici e tute
Due giorni fa l’indagine bis del pm Pilia riguardante la stessa società, ma relativa alla consegna di camici e tute, anche queste ritenute non a norma. Un sequestro preventivo di 714.365 euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Cagliari su ordine della gip Anzani. Si parla della consegna di 100mila camici sterili (30mila venduti a 13,50 euro l’uno, altri 70mila a 12,50 euro ciascuno) e 100mila tute con cappuccio (28 euro l’una). La Regione aveva speso complessivamente oltre 4 milioni di euro Iva esclusa.

(Unioneonline)

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