Flat Tax, reddito di cittadinanza e Tap: viva il compromesso non desiderato. Su alcune delle bandiere più importanti agitate nella campagna elettorale - infatti - si sta verificando un curioso e positivo paradosso: il fatto che i vincoli di coalizione, di bilancio (o di buonsenso) modifichino le posizioni originarie, anziché snaturarle, le migliora. Vi spiego perché, almeno per me, è così. Io, ad esempio, ero molto scettico sulla "Flat Tax" originaria, così piatta da teorizzare addirittura che i ricchissimi e i poverissimi debbano pagare una sola e indifferenziata aliquota. Ma sono quasi contento della soluzione profilata nel Def: un abbattimento dell'imposizione al 15% per i redditi da partita Iva fino a 65mila euro. Oggi viene presentato come una prima tappa di un processo che si estenderà, ma per ora, di fatto, è un alleggerimento immediato di pressione fiscale su una fascia ampia di persone meno garantite (rispetto a chi percepisce lo stesso reddito da dipredente). Il "popolo dei 65mila euro", chiamiamolo così, tiene insieme giovani che hanno avviato una attività, piccoli professionisti, artigiani, e lavoratori iper-flessibili. È la Flat Tax? No, perché questa tassa non ha nulla di piatto e lascia invariata la progressività delle aliquote (almeno per ora). È quello che la Lega voleva in origine? No, ma che importa? Alleggerisce la pressione fiscale e rimette in circolo risorse utili, una iniezione di liquidità. Meglio così.

Passiamo al reddito di cittadinanza: era stato proposto, con costi astronomici, come misura universale e indifferenziata. Sono tra chi (forse perché lavoro dall’età di 18 anni) non è mai stato convinto dall’idea di una assistenza universale svicolata dalla ogni variabile (sia temporale che patrimoniale, sia dai motivi per cui si era disoccupati). Temevo più di tutto una "paghetta" a chi lavora in nero, o a chi non si impegna. Ma il compromesso che nel Def esce fuori dalla mediazione tra alleati, disegna un reddito che (a quanto si capisce ora, in attesa del decreto) interesserà solo la platea di chi è sotto la soglia di povertà, sarà corrisposto in maniera integrata (rispetto ad altri redditi e ad altre rendite), e per un tempo limitato. Per chi mente sei anni di carcere.

La cosa davvero interessante è che questo reddito sarà costruito partendo dal modello del Rei: corrisposto, quindi, dopo il vaglio delle dichiarazioni patrimoniali e il controllo delle rendicontazioni bancarie, monitorato dall’INPS, controllato dai Comuni. Se tu lavori in nero non ti conviene nemmeno far domanda, è come mettersi Equitalia in casa gratis. Infine la Tap: era una delle battaglie meno coerenti del M5s, perché se immagini una politica ambientale moderna e dici di voler uscire gradualmente da idrocarburi e carbone (come loro), hai molto bisogno del gas. Era davvero difficile spiegare che un tubo che traversa l’Europa per 878 chilometri di cui 105 sotto il mare dovrebbe fermarsi perché non si possono interrare 8 chilometri - otto! - di tracciato in Italia (per di più sapendo che ne abbiamogià 33mila così). E nemmeno si poteva dire che fosse un grave danno ambientale passare sotto la spiaggia di San Foca, in Puglia, con un tunnel scavato da un robottino 15 metri sotto il livello del mare. Ora invece il veto è caduto, riapre il cantiere, e il M5s accetta che gli ulivi tolti possano essere espiantati e reimpiantati per lo scavo. C’è una sola cosa più paradossale di questa flat Tax (che non è più Flat), di questo reddito di cittadinanza (che non arriva più a tutti i cittadini) di questo no-Tap (che diventa sì-Tap). È chi si oppone a questi provvedimenti criticando quello che volevano essere e non quello che sono diventati. Nel paese più pazzo del mondo, infatti, peggio del governo che cambia le sue idee c’è solo l’opposizione che mantiene le proprie. E spesso senza motivo.

Luca Telese

Giornalista e scrittore
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