Era lì che non si decideva: mi sposo o non mi sposo? Allora ci aveva pensato lei: un mese in Malesia. E lui da solo a Cagliari, in piena estate. Che faccio? Sulla Gazzetta dello sport si parlava di una gara di triathlon a Maladroxia. «Avevo tre settimane per allenarmi». Nuotava, andava in bici, in passato aveva giocato a calcio e pallacanestro, insomma: le gambe c'erano, la testa pure. Ed è arrivato terzo assoluto. «Avevo trovato il mio sport». Ancora non sapeva che sarebbe stato il primo Iron Man cagliaritano.

Chicco Porcu si chiama Antioco ma nessuno lo sa e in 60 anni ha fatto tante di quelle cose che potrebbe averne 180. Sentite qua: «Ho giocato in due campionati Allievi contemporaneamente, ala destra nella Ferrini, guardia nell'Esperia». Calcio alle 15 e pallacanestro alle 20: e la scuola? «Frequentavo il Michelangelo, mangiavo un panino con mortadella e studiavo: poco ma bene». A 17 anni è andato in Virginia con Intercultura e durante un allenamento di football si era rotto un ginocchio. Fine della carriera sportiva? Macché. «Ho comprato una bicicletta». Così, mentre studiava Ingegneria meccanica con indirizzo gestionale a Pisa, si allenava sulle due ruote e una volta tornato in Sardegna si è dedicato alla mountan bike. Antesignano. «Ho scritto un libro "Sole, sale, salita". Con Enzo Pascalis andavo in posti meravigliosi».

Il matrimonio

Nel 1999 ha vinto il campionato assoluto a cronometro di ciclismo e ha iniziato a praticare il nuoto di fondo. «Alle 7,30 del mattino ero in acqua a Calamosca, facevo dai due ai sette chilometri. I nuotatori da piscina, quelli veri, quelli forti, erano abituati al cloro, noi al sale, e in mare eravamo più bravi noi».

Nel 1987 si è laureato ed è stato assunto a Roma ma quel lavoro non gli piaceva. Tornato a Cagliari, ha vinto una borsa di studio e si è iscritto alla prestigiosa London Business School. «Avevo poco tempo per lo sport», così si limitava a correre nei parchi. Nel 1994 era di nuovo a casa, giusto in tempo per vivere l'avventura di Video on line, uno dei primi internet service provider italiani: «Il lavoro più bello del mondo nel posto più bello del mondo». E che fa? Un'attività semplice: alpinismo. «Sono stato nell'Himalaya indiano, a quasi seimila metri». Poi, era il 1994, la fidanzata lo aveva messo in riga con quella partenza improvvisa per la Malesia. «Sono andato all'aeroporto a prenderla con un anello e le ho chiesto di sposarmi». Fine delle scorribande? Chicco Porcu sorride per non ridere: «Viaggio di nozze ai campionati del mondo di triathlon a Perth, in Australia». Eh sì, perché nel frattempo ha vinto tutte, ma proprio tutte, le gare in Sardegna e anche sette titoli nazionali.

L'allenamento

«Ero organizzatissimo, mi allenavo sei giorni su sette, nuoto alle 7,30, bici all'ora di pranzo». E la famiglia? «Ho sempre badato ai miei tre figli, e comunque i miei suoceri sono meravigliosi». Evviva la sincerità. Ma il bello doveva ancora arrivare. «Sono stato il primo Iron Man cagliaritano». Per chi non lo sapesse: 4 chilometri a nuoto, 180 in bici, 42 di corsa. Senza tregua. «L'ho fatto in dodici ore a Zurigo, nel 2001, con la febbre. È una gara contro te stesso, programmi tutto, ma ti toglie la fantasia». Australia, Ungheria, California: quando si è rotta la bici a metà gara ha detto basta ma ha continuato col triathlon. «Mi allenavo a Campuomu, dopo 30 chilometri buttavo la bici in un cespuglio, mettevo le scarpe da corsa, andavo sulle punte dei Sette Fratelli poi tornavo sulle due ruote. Quattro ore durissime». Per capirsi: Giuseppe Solla, il campionissimo di Quartu che ha fatto l'Iron Man in nove ore e 50 minuti, gli dava del pazzo.

Il regalo

«La famiglia mi ha sempre assecondato, mia moglie, santa donna, ha pure trovato il modo per non annoiarsi: ci seguiva in barca e in moto e faceva video e foto che vendeva agli atleti». Alzi la mano chi non crede all'amore. «Mi sono tolto la soddisfazione di fare l'atleta agonista a grandi livelli quando avevo un lavoro e una famiglia: ho cominciato quando i miei coetanei smettevano, mi sono fatto un bellissimo regalo».

"Iron Man" Chicco Porcu (foto L'Unione Sarda)

La candidatura

Ma siccome ancora non bastava si è pure buttato in politica: «1994, Progetto Sardegna, sono stato il più votato dopo il farmacologo Gianluigi Gessa. Lo slogan: un politico che non ama la poltrona». Facile facile. «Duemila e 400 preferenze, la volta successiva le ho raddoppiate». La mentalità sportiva è servita? «Si impara il far play, il rispetto dall'avversario ma, soprattutto, si impara a perdere. I più forti sono quelli che sanno perdere. E se resti impigliato sai come fare». Gli è successo, con l'inchiesta sui fondi ai gruppi. «Lo sport mi ha insegnato a conoscere me stesso e superare le difficoltà. Quella vicenda, che è lì, sospesa, senza che se ne veda la fine, mi ha dato la possibilità di tornare a fare quello che facevo prima». Ha lasciato la politica. «Proprio per quello, sì: era un'ombra e io ho rispetto per chi mi ha votato».

Il manager

Ha creato un master di digital market turistico allo Ied e ora è l'amministratore unico dell'Arst, «un'azienda con 2.200 persone». Impegno gravoso ma il tempo per lo sport si trova. «Mi hanno convinto a dedicarmi ancora alle multidiscipline». Traduzione: si cimenta nella nuovissima swimming run, corsa e nuoto senza soluzione di continuità per 21 chilometri. «Si va in mare con le scarpe perché poi non c'è il tempo di calzarle». Che punizione terribile sarebbe tenerlo chiuso a casa. «Noooo, non è vero: ho il trx, le cinghie elastiche con le quali riesco a fare un allenamento anche in un quarto d'ora». I figli non lo hanno seguito negli sport estremi, la moglie neppure, ma il punto d'incontro c'è: «Andiamo insieme in posti da sogno». Del resto, se quell'estate di tanti anni fa non fosse partita per la Malesia...

Maria Francesca Chiappe
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