Colpo di scena al processo sulla presunta tangente da 80mila euro che, secondo la Procura, sarebbe stata incassata dall’ex presidente della Regione e attuale parlamentare Ugo Cappellacci (FI). Per i pubblici ministeri Emanuele Secci e Diana Lecca il reato di peculato – l’unico rimasto dopo la prescrizione dell’ipotesi di corruzione - deve essere dichiarato anch’esso prescritto per tutti gli imputati, salvo che per l’ex assessora regionale Alessandra Zedda per la quale è stata chiesta l’assoluzione nel merito.

Questo, in soldoni, l’esito della requisitoria dei due magistrati che hanno condotto l’indagine che aveva fatto finire a dibattimento Cappellacci, Zedda, ma anche Tonino Tilocca e Roberto Bonanni. L’udienza è poi stata rinviata per le arringhe dei difensori Guido Manca Bitti (Cappellacci e Tilocca), Patrizio Rovelli (Bonanni) e Agostinangelo Marras (Zedda) e poi per la lettura della sentenza. Già in passato era stata dichiarata prescritta la contestazione di corruzione imputata al parlamentare Ugo Cappellacci (FI) e a commercialista Piero Sanna Randaccio. Restava in piedi il peculato nei confronti dei quattro imputati. A pagare la presunta tangente – che viene negata con forza dalle difese - sarebbe stato Flavio Mallus, l’amministratore della Fm Fabbricazioni Metalliche, che ha patteggiato 4 anni e mezzo di reclusione (anche per bancarotta).

A seguito della mazzetta – sempre secondo l’accusa – l’imprenditore sarebbe stato salvato dal fallimento con 750 mila euro di soldi pubblici riferiti al Fondo Ingenium, grazie all’interessamento di Cappellacci e dell’ex assessora Alessandra Zedda (accusata di peculato). Ma oggi, dopo la testimonianza di Mallus e le memorie difensive dell’ex assessora, sono stati gli stessi pm Secci e Lecca a chiedere ai giudici l’assoluzione dell’ex assessora, presente in aula accanto al suo difensore

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