"Ho ricevuto molte testimonianze di solidarietà e vicinanza. E le scuse di chi utilizzava il mio nome e cognome per portare sfortuna o che in passato mi ha fatto del male".

Francesca Sias, dopo aver raccontato la sua storia a L'Unione Sarda, ha capito di avere dalla sua tantissime persone. Un'iniezione di fiducia per la studentessa universitaria diciannovenne: dall'età di tredici anni è al centro di una vicenda drammatica, capace di devastarle l'adolescenza, nata da una diceria messa in giro da qualche idiota. Era in terza media: ha trovato la forza di andare avanti grazie alla famiglia, agli amici e ai compagni di classe del liceo scientifico Pacinotti.

La campagna social

Francesca ha voluto raccontarsi per "riprendersi la sua vita". E per dare la forza ad altre vittime di bullismo affinché chiedano aiuto, uscendo allo scoperto. Un mese fa un collega universitario conosciuto da poco le ha dato una grande mano d'aiuto. Samuele Perra ha avviato la campagna social su Instagram #ThinkAboutIt. "Ho conosciuto Francesca Sias in facoltà", racconta Perra. "Non mi ha messo a disagio al contrario di quanto stava accadendo in diversi ambienti cagliaritani. Trovo assurdo e disgustoso che le persone non diano un peso alle loro parole e ai loro gesti solo perché 'lo fanno tutti'". Chi ha contribuito a diffondere la diceria, per il giovane, "fa schifo". Poi si chiede: "Quanti ragazzi dovranno ancora morire prima che questi idioti imparino a rispettare il prossimo?".

In molti hanno condiviso il suo messaggio. "Questo mi ha fatto piacere. I social sono uno strumento magnifico quando sono usati per qualcosa di utile".

Il fidanzato

"Non conoscevo Francesca e la sua storia quando abbiamo iniziato a frequentarci. Ma ho capito quasi subito che nascondeva qualcosa, forse per paura. Quando mi ha raccontato tutto, le ho detto di non dare peso alle dicerie o a queste persone stupide. Ma effettivamente non era facile". Chi vive ogni giorno le difficoltà della ragazza è il fidanzato, Alessandro Luigi Amadori (23 anni di Quartu). "Era timida e si vedeva che aveva difficoltà a relazionarsi con gli altri», aggiunge. «Sono contento che sia arrivata l'iniziativa social di Samuele e l'intervista su L'Unione Sarda: serve un'informazione propositiva per contrastare la gogna nata dalla diceria e che avrebbe potuto avere conseguenze tragiche".

L'ex compagno di classe

Nel periodo del liceo Pacinotti la classe di Francesca ha aiutato molto la ragazza. "Conoscevo la storia che girava sul suo conto", spiega Marco Mura, ex compagno di scuola ed ex fidanzato della Sias.

"Ho assistito a molti fatti spiacevoli e anche alle minacce che ha dovuto subire Francesca. Non ho mai avuto pregiudizi. L'ho aiutata come ho potuto perché viveva male soprattutto quando gli episodi erano ravvicinati. Io e altri compagni abbiamo preso posizione più volte contro alcune persone. Ma la diceria era diventata incontrollabile: arrivava in altre scuole, in circoli privati, locali notturni e su Facebook".

La scuola

Valentina Savona, dirigente del liceo Pacinotti, conosce la storia di Francesca Sias. Non vuole però parlare del caso specifico. "In generale - spiega - questi episodi possono accadere nelle scuole. I dirigenti se ne prendono carico. Ma per intervenire disciplinarmente bisogna individuare i responsabili. Non sempre è possibile anche perché le stesse vittime non conoscono gli autori di dicerie, minacce o cori con insulti. Quello che viene fatto quotidianamente è educare i ragazzi ad avere responsabilità delle proprie azioni e affermazioni. Si lavora molto anche sulla prevenzione, parlando di bullismo e delle possibili conseguenze".

Matteo Vercelli

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