Come trasformare il fango in acqua buona: ecco cosa beviamo nell'Isola
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Più si pesca dal fondo e più l'acqua è di cattiva qualità. Siccome c'è la siccità, alcuni bacini sono quasi vuoti (Nord Ovest e Sulcis Iglesiente) e nei 1897 chilometri di costa (ma non solo) ci sono milioni di turisti che bevono e si lavano, potabilizzarla è complicato. In un'Isola che nei mesi estivi raddoppia i suoi residenti quello dell'acqua pulita che esce dai rubinetti sembra un miracolo scientifico, considerato che l'82% della risorsa proviene da invasi artificiali e non da pozzi e sorgenti, come accade in tutte le altre zone d'Italia.
In qualche caso si pesca fango e lo si trasforma in acqua cristallina e perfettamente potabile. Nel caso di Cagliari addirittura tra le cinque migliori d'Italia, come ha certificato più volte Altroconsumo.
REGIME EMERGENZIALE - Durante l'estate i 43 potabilizzatori di Abbanoa lavorano in regime emergenziale e richiedono controlli 24 ore su 24 e un notevole incremento di uomini, mezzi e risorse economiche.
DA FANGO AD ACQUA - Ma come si fa a trasformare un'acqua marrone, maleodorante, in 251 milioni di metri cubi cristallini e bevibili?
Sono le alghe e le microalghe, che stratificandosi formano una sorta di velo che non consente all'ossigeno di penetrare negli strati sottostanti. Ed è proprio in mancanza di ossigeno che si sviluppano particolari composti che alterano le caratteristiche organolettiche dell'acqua, conferiscono un odore non sempre piacevole e che richiedono uno sforzo enorme per trasformare fanghiglia in acqua potabile.
I FILTRI - Per vedere da vicino come funziona basta visitare uno dei bacini che alimentano l'area vasta di Cagliari: quello di Simbirizzi. Questa fabbrica dell'acqua è un'oasi ricca di macchia mediterranea e oleandri realizzata nel territorio di Settimo in cima a una collina dalla quale si gode di un panorama mozzafiato. Si produce per buona parte del capoluogo, Monserrato, Selargius, Quartucciu, Quartu e tutta la costa sino a Villasimius. L'impianto, dove lavorano 13 persone 24 ore al giorno, può depurare 2800 litri al secondo. Durante l'inverno ne potabilizza 900, in questo periodo, con i turisti si arriva a 1600.
FILTRAGGI E AGENTI CHIMICI - "L'acqua grezza arriva dal Flumendosa attraverso due laghi artificiali (per Cagliari, il Mulargia)", spiega Silvio Soddu, dirigente del servizio potabilizzazione di Abbanoa. "Segue una fase di grigliatura e microfiltrazione grazie alle quali si trattengono i detriti più grossi come canne, rami, ma anche pesci provenienti dal lago. L'acqua, filtrata attraverso una canala, va in un altro impianto dove avviene la preossidazione con la quale si rimuove una prima parte di inquinanti. La successiva chiariflocculazione , rimuove sostanze solide in sospensione tipo argille, colloidi e sabbie. Poi avvengono due passaggi coi filtri a sabbia e, successivamente, quelli a carboni attivi che assorbono le sostanze organiche. Dopo la disinfezione finale che elimina la carica batterica l'acqua viene immessa in rete".
I COSTI - Tutto questo costa 27 milioni di euro all'anno, come da bilancio Abbanoa: 8,3 per l'acquisto di acqua grezza, 7,8 per il consumo di energia elettrica, 6,6 per reagenti e additivi, 3 per lo smaltimento dei fanghi, oltre 1 per le manutenzioni.