«Cellulare a scuola? 15 euro a famiglia per comprare gli armadietti»: l’ordine del preside, poi il dietrofront
In mattinata la prima circolare del dirigente del liceo Michelangelo di Cagliari: «Si paga entro il 15 novembre. Rispettiamo le direttive del Ministero». Poco dopo il cambio di programma: «Non versate i soldi»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Le famiglie degli studenti del Liceo scientifico Michelangelo di Cagliari devono versare 15 euro per l’acquisto degli armadi porta-cellulari. Termine perentorio: il 15 novembre. In caso di mancato pagamento, niente smartphone a scuola. Questo era previsto sino – più o meno – alle 13 di oggi, 5 novembre. Poi è successo qualcosa. E poco dopo è arrivato il contrordine: non pagate fino a nuova comunicazione.
Tutto in una mattina e tutto riportato in due circolari, la seconda a rettifica della prima, sottoscritte dal dirigente scolastico Raffaele Rossi.
Il caso tra i genitori dell’istituto scientifico di Cagliari è scoppiato quando sul registro elettronico è arrivata la notifica della pubblicazione di un nuovo provvedimento firmato dal preside. L’oggetto era: “Contributo acquisto armadietti per i cellulari”.
«Nella necessità di procedere all’acquisto degli armadietti di cui all’oggetto come da normativa vigente che prevede il contributo di 15 euro per studente», si leggeva, «si invitano i genitori a procedere, entro sabato 15 novembre, al pagamento di tale somma una volta ricevuto il relativo avviso. Il pagamento non è dovuto soltanto a seguito di comunicazione che i vostri figli si recheranno a scuola privi del cellulare».
Il riferimento normativo è alle previsioni adottate dal ministro dell’Istruzione Giuseppa Valditara. Anche quella dell’esponente del Governo è una circolare e risale a giugno scorso: disponeva «anche per gli studenti del secondo ciclo di istruzione il divieto di utilizzo del telefono cellulare durante lo svolgimento dell’attività didattica e più in generale in orario scolastico. Tale intervento», proseguiva il provvedimento, «appare ormai improcrastinabile alla luce degli effetti negativi, ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche».
Ogni dirigente, nel pieno dell’autonomia scolastica, può decidere come attuare la circolare ministeriale. A leggere il testo firmato da Valditara non si trovano riferimenti a obblighi di versamento di denaro da parte delle famiglie.
Il tentativo di chiedere lumi a Raffaele Rossi, guida del Michelangelo, si è rivelato vano: «Stupisce che vengano chieste informazioni in questo modo», risponde al telefono, «si sta solo attuando una circolare ministeriale. Arrivederci». Col telefono messo giù mente veniva posta un’altra domanda, così è stata chiusa l’interlocuzione.
Ma non quelle con le famiglie degli studenti. Perché non passa mezz’ora che le notifiche del registro elettronico si rianimano. Nuova circolare: facendo seguito alla precedente «si invitano i genitori a non effettuare il pagamento richiesto su base volontaria, fino a nuova comunicazione».
La retromarcia è fatta.
«La circolare del Ministero», spiega il presidente dell’associazione nazionale presidi Massimo De Pau, senza voler entrare nel merito del caso Michelangelo, «non impone il divieto di detenzione dei cellulari da parte dei ragazzi, ma quello dell’utilizzo. Ogni dirigente adotta le modalità di attuazione che ritiene più opportune, attraverso un regolamento interno. In caso di mancato rispetto della direttiva si possono seguire le procedure con le sanzioni disciplinari: dalla nota alla sospensione, che non è più quella di una volta ma prevede un percorso di “cittadinanza”».
La maggior parte dei dirigenti adotta questa linea. Di armadietti blindati a carico delle famiglie si è parlato poco o niente. E, a guardare online, se ne trovano anche a poco più di 30 euro, con decine di scomparti.
Enrico Fresu
