Sa ascoltare, senza dubbio è la sua dote migliore, e lo fa con tutte le persone che hanno bisogno di confrontarsi. Non è granché riservato, a dire il vero: confidargli un proprio pensiero è un po' come dirlo a tutti. Di buono, c'è però che lo riferisce - e diffonde - in modo letterale, senza cambiare nemmeno una parola. C'è sempre, e nulla lo scandalizza: non cambia espressione né muove un muscolo qualunque cosa gli si confessi. Non essendo un uomo tutto d'un pezzo - anzi, i pezzi sono davvero tanti, tutti di legno - evita di dispensare inutili consigli: sa che la soluzione è sempre dentro la persona che ne ha bisogno, e che il solo cercare spesso è sufficiente per trovarla.

L'UOMO-BACHECA - Tante cose sa fare, l'uomo seduto su una scrivania sotto il ponte dell'Asse mediano di scorrimento, lungo la pista ciclabile vicino a Monte Mixi e al padiglione "Nervi". Nell'era di Facebook si è fatto bacheca in carne e ossa, anzi: in assi di legno e chiodi. È su quella figura umana, opera di un'artista anonima, che da settimane sempre più cagliaritani fissano - con puntine da disegno - i bigliettini su cui scrivono le proprie riflessioni, condividendole con gli altri. I bigliettini aumentano giorno dopo giorno, da uno spunto ne nasce un altro e l'uomo-bacheca si fa sempre più stimolante.

IL MISTERO - Nessuno sa chi sia quella ragazza che, giorno dopo giorno, è stata avvistata mentre metteva insieme l'originalissima bacheca. Qualcuno vi ha posato qualche libro: uno è di bricolage, poi ci sono "l'Almanacco della serenità di Fra' Bonaventura", "Alla conquista di un impero" di Vallardi e la "Dieta Dukan", a smuovere la coscienza di chi è sovrappeso.

I BIGLIETTI - Soprattutto, però, ci sono i messaggi appesi ai pezzi di legno. Pochi quelli alla voce "stupidi-goliardici": uno cerca ragazze, un web designer - che decisamente non ha capito lo spirito dell'iniziativa - ha appeso il proprio biglietto da visita. Poi c'è un tizio che rivendica "Io sono Rocco", e qualcun altro si complimenta: "Mi fa piacere". A un altro non è venuto in mente qualcosa di più di un "Non vi manca niente". Ma è poca roba, perché il resto è comunicazione vera: raramente personale (a proposito, s'informa una certa Antonella che, chi aveva motivo per farlo, l'ha perdonata), quasi sempre improntata a temi che riguardano tutti. Un biglietto ci ricorda (in inglese) che "la vita è ciò che ne facciamo". Sempre in inglese compare una citazione de "Il Gattopardo" ("Arrivano per insegnarci le buone maniere, ma non ci riusciranno perché siamo dèi"), a sottolineare l'assenza in noi di una polizia dell'anima, in grado di contrastare la vanità. C'è chi festeggia la magia di una nuova amicizia, chi ammonisce con un "Mai emigrare" e l'elogio dell'ansia: "Il tempo passa e non aspetta". L'importante è non perdersi d'animo ("Il destino spesso fa brutti scherzi, ma noi andiamo avanti") e poi si sa, nella vita non sempre si evitano i tradimenti, ma proprio su questo tema c'è chi consiglia una scrupolosa scelta della vittima: "Questo soprattutto: sii fedele a te stesso". Mari deve sapere che, laddove non è potuta andare, comunque lo farà perché "ti ci portiamo uguale". E siccome gli anni Ottanta sono ben capaci di creare nostalgie, è del tutto lecito pensare - e scrivere - "Vorrei che il punk risorgesse ora". In attesa di questo irrinunciabile ritorno, la speranza è che l'uomo-bacheca non entri nel mirino dei vandali: "Poveri meschini, coloro che non capiscono e distruggono. Poveri, sempre e comunque".

MENTE APERTA - L'imperturbabilità dell'uomo-bacheca fa parte della sua natura, ma a favorirla c'è anche il fusto di birra alla spina (fermi tutti: è vuoto) che porta sulle spalle. Proprio quel mai cambiare umore, unito alla certezza che non ci giudicherà per il concetto che esprimiamo, contribuisce ad aprire le menti, ad andare oltre il legno e vedere l'essere umano, quindi l'umanità. La prova è in uno dei tanti biglietti: "Non abbiamo capito a che cosa serve questo omino in legno". Vero, ma solo fino al momento in cui hanno deciso di scriverlo su un bigliettino, che hanno poi appeso. Allora sì, l'hanno capito.

Luigi Almiento

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