"Inizio lavori", è il primo avviso.

L'apertura di un percorso a ostacoli che parte dalla gabbia all'altezza di via Sassari e prosegue fino all'incrocio di via Caprera. Tra segnali di pericolo, divieti di sosta e frecce che invitano i pedoni a passare a destra, poi a sinistra. E poi ancora a destra. Sino alla betoniera piazzata vicino all'arco di Palabanda e imprigionata dalla recinzione di metallo. Benvenuti nel corso Vittorio Emanuele, la strada dei cantieri infiniti.

PROTESTE DIFFUSE - "Non è accettabile che una persona per anni e anni si svegli col rumore del martello pneumatico ogni giorno, è una tortura", sbotta Fabrizio Secci, affacciato al balcone con vista sul cratere davanti all'Ersu. "È una situazione insostenibile, pericolosa per la salute mentale della gente. Sono un infermiere, per quattro anni ho fatto i turni, tornavo a casa sperando di dormire, ma niente", racconta. "Uno può anche accettarlo, ma non così, con i lavori che non finiscono mai e senza che si veda la fine".

Alcuni turisti si avventurano per strada, qualcuno sbircia oltre i tendoni, che limitano la vista ma non fermano le proteste. Fanno lo slalom, trascinando i loro trolley nella via semi-deserta, dove di operai non c'è traccia. Tirano dritti.

Ma chi coi disagi inevitabili è costretto a conviverci ogni giorno, ancora non si abitua. "Non se ne può più", dice con tono palesemente infastidito una signora avanti con gli anni. "Siamo ostaggio di questi cantieri da anni, manco il tempo di finirne uno che ne aprono altri tre".

Marco Corda si accoda: "Certo, i benefici si vedranno una volta terminati i lavori, ma non si può far finta che la situazione attuale non conti e che tutto vada bene", commenta. "Si continua con la pedonalizzazione, che non condanno per partito preso. Ma non si possono cancellare parcheggi senza prevedere, ad esempio, un mezzo pubblico che consenta soprattutto agli anziani di raggiungere le loro abitazioni. A meno che il sindaco non pretenda che anche loro si spostino in bicicletta". Soluzioni ce ne sono poche. Perché in auto non si passa e il pullman che percorre la via Mameli è troppo distante per chi ha problemi di mobilità.

I COMMERCIANTI - Protestano pure i commercianti. Il malumore salta da un negozio all'altro. Che non si sa che fine faranno. Chi resta alza gli occhi al cielo, puntando l'indice sul cantiere infinito. "Un macello, avere questo gabbione davanti all'ingresso è un deterrente per i clienti, che neanche vedono l'insegna", polemizza Sandra Murgia, dipendente della farmacia Fasciolo, al civico 67 del Corso. "Offriamo un servizio che deve essere fruibile da tutti, anche dai disabili. Con la strada in questo stato si creano disagi seri. È una schifezza totale, condizioni da Terzo Mondo che vanno avanti da quindici mesi, i tempi della politica".

Maria Paola Addabbo è una new entry: "Spero finiscano il prima possibile, ma non posso dire più di tanto perché ho aperto da poco", sottolinea dal suo bar fresco di inaugurazione. Il "Beat 60's", al civico 80, interessato dai lavori sul secondo lotto (da via Sassari a via Caprera, iniziati a metà marzo). "Ho rilevato l'attività un mese fa ma ho dovuto aspettare fino alla settimana scorsa per l'apertura. Il tempo necessario per sistemare almeno questa parte davanti all'attività", spiega. "Con tutti questi cantieri la gente non viene qui a passeggiare".

Prende parte al dibattito anche Ornella Zandara, titolare di "Sara bimbi". "Un disastro, tra cantieri e servizi inesistenti tutta la zona sta peggiorando, altro che riqualificazione", commenta. "Il fatto di creare un centro pedonale è una bella cosa, ma non si può senza creare parcheggi. Ci stanno isolando, stanno penalizzando residenti e tutti i commercianti". Nel calderone finisce anche via Roma, ma quella è un'altra storia.

IL CARTELLO MODIFICATO - "Città di Cagliari, area archeologica Corso Vittorio Emanuele", informa il cartello piazzato sulla recinzione metallica all'angolo con via Sassari. Seguono una sfilza di informazioni, dal nome del responsabile dei lavori a quello del procedimento, e via dicendo. Sino alle ultime due righe. Quelle decisive. La data di inizio dei lavori (3 aprile 2017), e quella della fine, fissata per l'11 giugno 2017. Obiettivo - evidentemente - mancato. L'ultimo, s'intende. Così qualcuno ha pensato bene di correggerlo, con il pennarello. Tre punti interrogativi, e altrettanti esclamativi. Accompagnati dall'aggiornamento temporale: agosto 2017. Per quello definitivo si dovrà attendere ancora. Almeno a fine anno. E questa è la bella notizia.

IL COMUNE - Parola a Gianni Chessa, assessore ai Lavori Pubblici. "Tengo a precisare che il cantiere davanti all'Ersu l'ho ereditato", premette. Dettaglio forse trascurabile, o comunque non rilevante. Lo è mille volte di più l'annuncio che riaccende le speranze di chi quasi si era rassegnato davanti al cantiere senza fine. "Lo scavo è concluso, entro settembre, in accordo con la Soprintendenza, si deciderà come intervenire", anticipa. "Le alternative sono due: lasciare i ritrovamenti visibili, proteggendoli con un materiale trasparente, oppure preservarli e ricoprirli. Tutto dipende dalle risorse a disposizione, perché ovviamente la prima soluzione è decisamente più dispendiosa", chiarisce. "In ogni caso una cosa è certa: entro dicembre le reti metalliche spariranno. La città non può continuare a restare un cantiere eterno", afferma. "Certo, i ritrovamenti devono essere trattati col massimo rispetto e con tutte le dovute precauzioni, ma non si possono continuare a ledere gli interessi di commercianti e residenti, bloccando la strada in questo modo. A loro va la mia assoluta solidarietà, e l'invito ad avere ancora un po' di pazienza".
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