Cagliari, fermati con 4 chili di droga in auto: «Uso personale», assolti
Non sarebbe stata provata dalla Procura la finalità dello spaccio: scontato il ricorso in appello del pubblico ministeroPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Non sarebbe stata provata dalla Procura la finalità dello spaccio. Per questa ragione il giudice ha assolto due giovani fermati dai carabinieri a novembre con 4 chili di marijuana nell’auto. Scontato il ricorso in appello del pubblico ministero.
L’arresto
Tarik Karmouchi e Stanko Jankovic, di 22 e 23 anni, entrambi nati sardi anche se di origini straniere, erano stati arrestati il 20 novembre scorso perché fermati dai carabinieri su una BMW 530 con a bordo 7 buste di marijuana, ciascuna contenente 580 grammi. I militari li avrebbero fermati in campagna e – stando a quanto riferito dagli investigatori – dopo un tentativo di fuga sarebbero stati bloccati. Percepito un forte odore di cannabis nell’abitacolo, i carabinieri avrebbero così trovato nel sedile dell’auto una scatola di cartone con 3.975 grammi di marijuana. A casa di uno dei due, poi, sarebbero stati recuperati altri 10,6 grammi di hascisc. Sono stati difesi dagli avvocati Emanuele Pizzoccheri e Alberto Marcis.
La difesa
I due ragazzi si sono subito difesi chiarendo di aver acquistato della cannabis light, indicando anche chi gliela aveva regolarmente venduta con tanto di ricevuta. Peccato che poi il perito del Tribunale ha chiarito che avessero una dose media di 15,9% di principio attivo del THC. A conti fatti, per l’esperto, quei 4 chili equivalevano a 22.387 dosi singole, mentre dall’hascisc sarebbero state ricavabili altre 174 dosi singole. Nel corso del processo che si è tenuto in Tribunale è stato chiamato così a testimoniare il commerciante che l’avrebbe venduta. Rispondendo alle domande delle difese, il rivenditore ha ribadito che può accadere che vi sia ogni tanto una contaminazione dei semi (regolarmente acquistati in Germania), dunque che alla fine venisse fuori della canapa indica anziché quella sativa (la cannabis light che deve avere un principio attivo del THC sotto lo 0,6%).
La contaminazione
Il giudice non ha in alcun modo creduto all’ipotesi della contaminazione. «Se una tale evenienza non può escludersi occasionalmente e per casi sporadici», si legge nella sentenza, «appare pressoché impossibile che la contaminazione abbia coinvolto tutti i semi acquistati per la produzione, che poi hanno prodotto piante di canapa indica anziché sativa». Il Tribunale non ha dunque avuto dubbi sul fatto che la sostanza sequestrata fosse dello stupefacente, anche all’esito dell’esito della perizia.
L’assoluzione
Pur non credendo alla versione dei due giovani, il Tribunale ha però chiarito che la Procura non ha dimostrato che quei circa 4 chili di stupefacente fossero destinati alla «cessione a terzi», dunque allo spaccio. Una condizione necessaria affinché ci sia il reato. La marijuana, infatti, non sarebbe stata divisa in dosi, né a casa dei due giovani sono stati trovati bilancini di precisione, denaro e altro materiale per il confezionamento che facesse ipotizzare come l’intento finale fosse quello di spacciarla. Entrambi, inoltre, hanno ammesso in sede di convalida dell’arresto di farne un uso personale. Da qui l’assoluzione dei due giovani (seppure con la formula dubitativa), perché non si può escludere che – per quanto la quantità e il valore siano rilevanti – quella sequestrata potrebbe comunque essere una provvista per uso personale. Il verbale delle dichiarazioni del testimone, il commerciante che avrebbe venduto la marijuana, è stato trasmesso in Procura non credendo a quanto ha dichiarato. Scontato il ricorso in appello da parte del pm Gilberto Ganassi, titolare del fascicolo.