Muoversi per riconnettersi con sé stessi, per trasformare il dolore in espressione. Da febbraio, la danzaterapia entra a far parte delle cure palliative e della terapia del dolore all’ospedale San Giovanni di Dio, offrendo ai pazienti oncologici un nuovo strumento per affrontare la malattia.

«La danza è un linguaggio che va oltre le parole – spiega Maria Cristina Deidda, palliativista oncologa – e permette di accedere a nuove dimensioni della coscienza di sé, aiutando a esprimere emozioni e memorie attraverso il movimento».

Un percorso che si aggiunge alle altre forme di arteterapia già adottate, come il teatro, la musica e la medicina narrativa, e che ha visto il contributo di figure di spicco come la ballerina Carolyn Smith, da anni impegnata nella sensibilizzazione sull’argomento.

Negli incontri, i pazienti esploreranno la propria kinesfera – lo spazio personale e peripersonale – attraverso tecniche di base del movimento ed esercizi di espressività fisica. Il percorso culminerà in lezioni tenute da ballerini e coreografi esperti, tra cui Theo Piu, Gabriele Melis e Donatella Padiglione.

«Prendersi cura dei pazienti significa andare oltre il trattamento medico – sottolinea Deidda – offrendo strumenti che favoriscano il benessere emotivo e psicologico. La danzaterapia, con il suo linguaggio non verbale, permette di ritrovare il contatto con il proprio corpo e di vivere una pienezza simile a quella celebrata nella cultura dei Greci».

Un’iniziativa che conferma come l’Aou sia costantemente impegnata nell’integrare le cure tradizionali con approcci innovativi, per accompagnare i pazienti in un percorso di accettazione, consapevolezza e serenità.

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