Il soccorso dovrebbe essere pronto. Veloce, rapido, in emergenza per affrontare l’urgenza. Poi da lì i pazienti che non possono tornare a casa dovrebbero essere trasferiti nei reparti degli ospedali, a seconda della patologia o dell’infortunio. Invece il 2025 nei pronto soccorso (appunto) di Cagliari si chiude in modalità inferno. Tra blocchi tecnici che impediscono di ricevere l’utenza, malati parcheggiati sulle barelle in corridoio a decine per giorni, sofferenza, soccorritori del 118 (tolti dalle strade) costretti ad affiancare il personale perché le barelle usate all’interno sono le loro. E medici, infermieri e Oss che fanno quello che possono. Ma sono pochi. E non basta.

«Ai piani alti si litiga sulle nomine dopo un tentativo di riforma che si è rivelato disastroso. Nei bassi, quelli dove sta la gente comune che sta male e quella che lavora, siamo al delirio»: l’analisi secca è di Paolo Cugliara, segretario provinciale della Fials. È lui a farsi portavoce degli operatori costretti al silenzio – per evitare procedimenti disciplinari – che fanno i conti con un sistema andato in frantumi. 

La situazione nei pronto soccorso a Cagliari

Dal Santissima Trinità arrivano racconti inquietanti: a sentir parlare chi lavora nell’emergenza-urgenza di Is Mirrionis «sembra di essere tornati ai tempi del Covid». Ieri «c’erano letti da tutte le parti, persone costrette a stare sulle poltrone. È stato servito il pranzo a 19 utenti». Significa che il pronto soccorso è stato trasformato in un reparto di degenza: ciò che non dovrebbe essere. Dopo il triage si attende all’esterno anche 12 ore, magari a bordo di un’ambulanza, al freddo. Ma quando si entra non è tempo di visita: si viene assistiti, i medici con gli infermieri corrono da una parte all’altra. Di ricovero però non se ne parla: nei reparti non ci sono letti. 

Il segretario provinciale della Fials di Cagliari, Paolo Cugliara

Al Brotzu nella notte appena trascorsa sono stati effettuati degli interventi programmati: alla centrale operativa del 118, causa distacco elettrico,  è stato comunicato che dalle 21 di ieri all’una sarebbero state garantite solo le emergenze. Tutti gli altri pazienti sono stati dirottati verso gli altri due presidi attivi.

C’era anche il Policlinico, a Monserrato. Dove, come a Is Mirrionis, è iniziato il “diluvio” di ambulanze e pazienti che arrivavano in modo autonomo. Spesso utenti di tutta la provincia che non sapevano a chi rivolgersi, tra medici di famiglia in ferie (o inesistenti) e guardie mediche (quelle superstiti) che non reggono l’impatto e dirottano tutti in ospedale. Anche al Duilio Casula l’overbooking è all’ordine del giorno. E bastano due codici rossi per far saltare tutto e allungare le attese (iniziali) di ore e ore. 

Un’altra conseguenza? «Intorno all’una c’erano circa 25 interventi in coda», rivela un soccorritore di lungo corso. Ossia: 25 chiamate al 118 con richiesta di aiuto che non hanno trovato risposta immediata perché gli equipaggi erano in ostaggio in ospedale. Come i pazienti e i loro parenti. Il collasso di fine anno. 

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