Akbar Al Baker, braccio volante di Tamim bin Hamad al-Thani, il potente emiro del Qatar, non ha mai badato a spese. Per far volare la Qatar Airways sopra le stelle lusso non si è mai posto limiti di bugdet. Lui, amministratore delegato della compagnia aerea più ricca al mondo, nel 2019, anno prima della pandemia, è riuscito a sfondare il muro del mezzo miliardo di dollari di perdite. La compagnia qatariota, secondo i report di bilancio, in quell’anno ha perso la bellezza di 579 milioni di dollari. Un bagno di sangue. Il governo dell’Emiro, però, non si è mai impressionato, tanto da porre sempre mano al consistente portafoglio di Stato per ripianare perdite e debiti.

La grandeur del Qatar

La grandeur di Al Baker è un connotato quasi genetico. E non poteva essere diversamente per lo sbarco del Qatar nella compagine azionaria di Air Italy, la compagnia aerea nata in Sardegna, prima con Alisarda e, poi, con Meridiana. Prima che l’operazione saltasse per aria, i proclami sono stati roboanti e sconfinati. Appena due anni prima del tonfo dell’11 febbraio del 2020 le parole di Al Baker avevano impressionato: «Air Italy nel giro di cinque anni avrà diecimila dipendenti, tra personale di terra e di volo». Un bel salto, dai mille e quattrocento dipendenti a sette volte tanto. Sappiamo com’è finita: liquidazione in bonis, ovvero chiusura pilotata della compagnia. Tutto senza strascichi giudiziari, definizione dei conti in casa, senza troppo chiasso, se non fosse per quei mille e 400 dipendenti sbattuti per strada da un giorno all’altro.

Rosso da 419 milioni

Eppure i conti di Air Italy sono qualcosa da far impallidire la stessa Qatar Airways: nell’ultimo esercizio finanziario, prima dello schianto, la compagnia con sede a Olbia aveva registrato una perdita netta nel bilancio separato di 419 milioni a fronte di una perdita dell’anno precedente di 164 milioni. Non un deficit qualunque ma una voragine senza eguali. Ora a metter mano ai conti della compagnia esplosa tra i debiti sono due signori navigati nei cieli e nei bilanci: Enrico Laghi, classe 1969, docente alla Sapienza di Roma, dottore commercialista, revisore contabile, già membro del consiglio di amministrazione dell’ormai defunta Cai, Compagnia Aerea Italiana, in arte Alitalia e Franco Lagro, classe 1958, fino a metà del 2018 revisore contabile e consulente aziendale alla Price water house Coopers. Mai e poi mai i due esperti di numeri e partite doppie, entrate e uscite, si sarebbero aspettati di trovarsi davanti una partita di vettovaglie, piatti e bicchieri, forchette e coltelli, utili ad una compagnia aerea con almeno mille aerei.

Debiti & stoviglie

Lo scenario contabile della compagnia d’alto bordo sanguina debiti ovunque, ma nei capannoni di Brescia e Olbia il capitale di piatti, fondi e piani, da mille e una notte, ceramiche d’alta foggia, è senza precedenti. Gli uomini di Air Italy a trazione Qatar, nonostante la quota minoritaria del 49% rispetto al 51% del Principe Aga Kan Karim, non avevano badato a spese sino a riempire all’inverosimile i magazzini della compagnia.

(Foto L'Unione Sarda)

Venti stadi S.Elia

Di tutto e di più con quantitativi da far rabbrividire qualsiasi compagnia al mondo. Il vortice delle spese folli è tutto nelle immagini che pubblichiamo: distese infinite di pallet pieni di vettovaglie, tante da poter dare da mangiare a 20 stadi S.Elia strapieni di gente, tutti con piatti piani e fondi, forchette e coltelli, bicchieri e tazzine da caffè. In tutto 500 mila pezzi. Mezzo milione tra piatti e bicchieri. Roba che nemmeno mille aerei in fila avrebbero mai potuto utilizzare.

Marmo e ardesia

Tutto acquistato e marchiato Air Italy, la compagnia che doveva sfidare Alitalia, conquistare l’India e gli Stati Uniti, sbarcare a Hong Kong e Miami, Nuova Dheli e New York. Una montagna impressionante di vettovaglie senza un perché, visti i pochissimi aerei a disposizione e un progetto gestionale senza futuro. Di certo quantitativi da “apparecchiamento” d’alta quota acquistati nella miglior boutique di vettovaglia per i cieli al mondo. Lo sfarzo è da mani nei capelli: a bordo della Business Class di Air Italy non piatti da Ikea, ma ciotole in marmo italiano, piatti da portata in ardesia, posate con monogramma. Il tutto disegnato in esclusiva per Air Italy da Kaelis, il colosso mondiale con base europea in Spagna che fornisce gli aerei di mezzo universo.

Casa d’aste

Una montagna di stoviglie di cui Laghi & Lagro non sanno che farsene tanto che decidono di affidarsi ad una casa d’aste per tentare di liberarsene. Il primo pacchetto, quello da mezzo milione di vettovaglie, piatti e bicchieri soprattutto, è finito all’asta a metà giugno ma ancora non è stato pubblicato l’esito.

Saldi d’alta quota

Di certo il capitolato d’asta è disarmante: tutto quel prezioso apparecchiamento marchiato Air Italy venduto con un prezzo base d’asta di appena 35 mila euro. Con un rilancio minimo di 200 euro e un deposito cauzionale di appena 3.000 euro. La casa d’asta si è riservata diritti del 15 % sull’intera operazione. Il lotto, recita il bando, è unico e racchiuso in 271 metri cubi di roba, per circa 500.000 pezzi. Inclusi nel lotto:«Wine Glass - bicchieri per vino, Water glass - bicchieri acqua, vari piatti e tazze, varie stoviglie, varie tazzine, vari articoli in acciaio, ceramica, vetro». Una caterva di merce ancora sotto cellophane, mai usata e mai utilizzabile. A Cazzago San Martino, alla periferia di Brescia, l’armamentario scelto personalmente dal capo azienda Rossen Dimitrov, lo steward della Qatar Airways catapultato alla guida della compagnia che fu sarda, è la parte più consistente. Ma non è tutta. Nello stesso capannone una ciclopica partita di coperte trapuntate, in pile, piumotti, cuscini, tutti provenienti dalla liquidazione Air Italy. Non roba usata.

Coperte per 45.000 pax

Anche in questo caso prima scelta per una scorta sufficiente a dar da dormire ad uno stadio di persone volanti. Seicento pallet declinati in coperte multicolor, cuscini, materassi e trapunte per volare nei cieli. Il conteggio è da mille e una notte. Le coperte griffate Air Italy con un improbabile effetto multicolor, due metri quadri di caldo per ognuna, sono sufficienti per coprire non meno di 10 stadi di calcio. Dieci ettari di coperte per complessivi 45.900 pezzi, grandi 2 metri quadri l’uno. Giusto per non farsi mancare niente, il management aveva fatto una scorta abbondante anche per altre 12.320 coperte trapuntate Black & blue, dimensioni ragguardevoli per quasi tre metri quadri ciascuna. Il lotto venduto contemplava, poi, 14.400 piumotti grigi, tremila materassi e ben 5.660 cuscini. Dei vincitori di quest’altro armamentario da sonno dei cieli non si sa niente.

La festa continua ad Olbia

La festa, però, non è finita. Sono rimasti da liquidare piatti, scodelle, bicchieri, vassoi, casseruole, tazze, tazzine caffè, posate, coperte ed accessori di volo per i passeggeri. L’asta è preannunciata, questa volta nei capannoni di Olbia, manca solo la data. I fasti sono finiti tutti all’asta.

Mauro Pili

© Riproduzione riservata