La Presidenza del Consiglio dei ministri è stata condannata dal Tribunale di Cagliari a pagare 25mila euro, più interessi e spese legali, a una donna sassarese, oggi 89enne, che subì una violenza sessuale.

La vicenda risale al 2007, quando la vittima, all'epoca di 79 anni, fu aggredita e stuprata da uno sconosciuto che si era introdotto con la forza nel suo appartamento. Dopo la condanna penale del colpevole, passata in giudicato nel 2010, la donna ha dovuto aspettare 11 anni prima che un giudice condannasse la Presidenza del Consiglio dei ministri a riconoscerle e pagarle il risarcimento previsto da una direttiva europea emanata nel 2004 a tutela delle persone vittime di reati intenzionali e violenti. Direttiva che per anni è rimasta totalmente ignorata dallo Stato italiano.

Il 29 giugno scorso il giudice Monica Moi del Tribunale di Cagliari ha emesso la sentenza con cui riconosce la responsabilità dello Stato per la mancata attuazione delle direttive comunitarie e condanna la Presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire la donna.

Fine di un braccio di ferro durato due lustri che ha visto da una parte la vittima con gli avvocati Marcello Masia e Pierluigi Olivieri, e dall'altra l'Avvocatura dello Stato in rappresentanza della Presidenza del Consiglio, decisa in tutti i modi a opporsi al riconoscimento dell'indennità, fino anche ad addurre fra i motivi di contestazione un concorso di colpa della vittima per aver aperto la porta di casa al suo aggressore. 

LUNGO ITER – Dopo avere subito la violenza nel 2007 e la conclusione definitiva del procedimento penale nel 2010, con la condanna del colpevole alle misure cautelari e una provvisionale di 30 mila euro, per la donna era iniziato un altro calvario: l'aggressore era risultato nullatenente, per cui nessun risarcimento disposto dal tribunale.

Nel 2012 gli avvocati della vittima si sono quindi appellati alla direttiva 2004/80 della Comunità europea, che prevede appunto, in questi casi, l'intervento risarcitorio da parte degli Stati membri. Solo che l'Italia al 2012 non aveva ancora adottato la direttiva. Lo ha fatto in seguito, nel 2016, istituendo però un risarcimento irrisorio di 4mila euro per le vittime di violenza sessuale. L’indennizzo è stato reso più equo dopo vari interventi della Corte di Giustizia europea, fino alla norma finale adottata nel 2020, che prevede appunto un risarcimento di 25mila euro.

(Unioneonline/v.l.)

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