Cagliari, sciopero dei farmacisti sotto il Consiglio regionale contro Federfarma
La protesta, organizzata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, è la prima di tante previste a ottobrePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sciopero e manifestazione in programma mercoledì a partire dalle 11 a Cagliari sotto il Consiglio regionale della Sardegna per i farmacisti e le farmaciste dell’Isola, mobilitati contro la decisione unilaterale di Federfarma di interrompere le trattative per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro.
La protesta, organizzata a livello regionale dai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, rappresenta la prima tappa di una serie di giornate di sciopero previste a ottobre in tutte le regioni d’Italia, in vista di una mobilitazione nazionale unitaria.
«I lavoratori e le lavoratrici che garantiscono un servizio sempre più impegnativo non possono essere trattati con arroganza e irresponsabilità», denunciano congiuntamente i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams), Monica Porcedda (Fisascat) e Cristiano Ardau (Uiltucs).
In Sardegna sono oltre duemila i farmacisti collaboratori in attesa del rinnovo contrattuale, scaduto dallo scorso anno.
La sospensione delle trattative è arrivata proprio nella fase di rilancio del confronto, dopo mesi di mobilitazioni e dopo che Federfarma aveva inizialmente manifestato disponibilità a negoziare. Il 9 ottobre, però, l’associazione datoriale ha deciso – sottolineano i sindacati – di ritirarsi nuovamente dal tavolo negoziale.
Nel frattempo, con la recente riforma sanitaria e l’introduzione di nuovi servizi, il ruolo dei farmacisti si è ampliato notevolmente: oggi si occupano di somministrazione di vaccini e tamponi, di esami, di farmacovigilanza e offrono un supporto costante ai pazienti che ogni giorno si rivolgono alle farmacie.
Nonostante questo aumento delle responsabilità e le difficoltà legate al contesto economico segnato dall’inflazione, Federfarma continua a rifiutare un miglioramento delle condizioni economiche e contrattuali. «Non chiediamo la luna, ma un aumento di 180 euro sarebbe un riconoscimento minimo, non certo un privilegio – spiegano i sindacalisti –. Negare questo significa sminuire professionalità e competenze di migliaia di lavoratoi».
Secondo i rappresentanti sindacali, l’atteggiamento dell’associazione datoriale rischia di compromettere il futuro del settore, già in crisi per la difficoltà nel reperire personale qualificato, dovuta anche alla scarsa attrattività della professione.
«Per invertire questa tendenza è indispensabile rinnovare il contratto, valorizzando le professionalità e garantendo un salario adeguato», concludono i segretari Milazzo, Porcedda e Ardau.
(Unioneonline/Fr.Me.)