Quando ha letto il giornale, quasi non ci ha creduto: «Posso dirlo? Mi sono venuti i capelli dritti. Mi pare incredibile che una persona che ha avuto un raptus omicida sia praticamente libero, in ospedale, senza essere piantonato dalle forze dell'ordine». Massimo Melis non è più al Brotzu da due settimane, ma ha ancora dentro il ricordo delle coltellate: «Ho ferite psichiche e fisiche», dice al telefono.

IL TIMORE E sapere che Andrea Vaittinen, il ragazzo accusato di aver tentato di ucciderlo, è ricoverato nel reparto di Psichiatria 2 del Santissima Trinità (era tra i pazienti evacuati dopo l'incendio dell'Spdc 1) non gli ha fatto piacere. Anzi: «Non mi sembra che questa si possa chiamare giustizia. Ora non mi sento tranquillo. C'è chi da Roma va a Napoli in treno per uccidere mentre è agli arresti domiciliari, lui potrebbe benissimo scappare dal Santissima Trinità e venire nel mio pub per farlo». Il ventiseienne era stato trasferito a Is Mirrionis da una settimana: aveva bisogno di cure che in carcere non potevano essere garantite.

LA PERIZIA Intanto nei giorni scorsi il medico legale Antonello Usai è stato incaricato di eseguire la perizia su Melis - difeso dall'avvocato Massimiliano Ravenna -, per accertare l'entità delle ferite. Ma nelle prossime ore potrebbero arrivare altre novità: Antonello Garau, legale del ventiseienne, potrebbe chiedere l'affidamento in una comunità protetta. Melis continua: «Vaittinen ha avuto uno scatto omicida gratuito e secondo me premeditato. Aveva due coltelli in tasca. Come può essere trasferito in ospedale, senza un controllo? Non so se lui possa avere telefonino, avere visite di parenti. Sono solo che io non riesco a svolgere il mio lavoro e a stare in mezzo alla gente dopo quello che è successo. Io ho seri problemi psicologici, sono ancora convalescente, ho le ferite che mi fanno male in continuazione».

DA VITTIMA A CARNEFICE Ma la preoccupazione del proprietario del Foghorn's è anche legata al racconto di Vaittinen, che ha riferito di aver subito da Melis alcune molestie sessuali, che sarebbero alla base dell'aggressione. «Da vittima sono diventato un carnefice. Invece io non ho commesso nessun reato. Si è dato credito a una persona che ha manifestato problemi mentali anche all'interno del carcere. Per fortuna chi mi conosce ha capito cosa è successo veramente». ( m.r. )
© Riproduzione riservata