Cagliari, la faida per il "tesoro dei rom"Bosniaco in cella: deve scontare 3 anni
Un 35enne bosniaco è finito in carcere per scontare tre anni e 8 mesi per tentato omicidio. Un episodio che risale al 2008: una spedizione punitiva in via Simeto per un "tesoro" sparito.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
I carabinieri di Villasor sono andati a prenderlo a casa sua. Elivs Sulejmanovic, 35 anni di origini bosniache, è finito direttamente nel carcere di Buoncammino: deve scontare una condanna a tre anni e otto mesi per tentato omicidio in concorso con altri e porto abusivo d'armi per un fatto avvenuto nel marzo del 2008. Un pestaggio in via Simeto: Fadil Sulejmanovic 58 anni e il figlio Murat, 23 anni, stavano lavorando a una bancarella del mercatino domenicale quando si era fermato un furgone. In un attimo erano scesi dal mezzo in cinque (tra questi Elivs Sulejmanovic) che, armati di spranghe, li avevano picchiati a sangue. Il pestaggio sarebbe legato a un furto d'oro e a una denuncia per violenza sessuale che, per vendetta, avrebbe presentato una donna della famiglia rivale.
Dietro la vicenda ci sarebbe il "tesoro dei rom": gioielli e 460mila euro in contanti, seppelliti nel campo nomadi sulla "554" e poi spariti. La sparizione del tesoro ha causato una faida interna al campo rom, culminata con il duplice tentato omicidio.
LA STORIA - In un angolo del campo rom di Mulinu Becciu, tra i liquami e i cumuli d'immondizia, Sabha Sulejmanovic aveva seppellito i gioielli di famiglia. Oro, tanto oro: 13 chili in tutto. E soldi, in contanti: 460 mila euro. Una fortuna che una notte di giugno - era il 2007 - sparisce per sempre alimentando una faida interna al villaggio dei rom. Faida combattuta a colpi di spranga, roncolate e dispetti reciproci. Leggenda o realtà? Dei 13 chili d'oro e dei soldi spariti parlano anche le carte del processo per tentato omicidio arrivato alla sentenza d'appello. Muharem Ahmetovic, Sakib Sulejmanovic, Satomi Ahmetovic e Elvis Sulejmanovic sono stati condannati per aver preso a sprangate e calci Murat e Fadil Sulejmanovic, davanti alla moglie Sabha. Secondo la donna non c'è dubbio: quei colpi di spranga sono la reazione alla denuncia che lei ha depositato in caserma a Selargius, qualche mese prima. Durante il pestaggio la donna ha riconosciuto alcuni gioielli. «Un anello in oro giallo raffigurante un leone con pietra bianca, del peso di 11 grammi», al dito di Sakib Sulejmanovic. Muharen Ahmetovic aveva al collo una vistosa «catena in oro giallo, del peso di 60 grammi», come spiegano gli atti processuali. Nessuno è stato condannato per il presunto furto, che però trova ampio spazio nelle sentenze di condanna di primo grado, davanti al Gup, e nelle carte d'appello.
LA DIFESA - Elvis e Sakib Sulejmanovic si erano difesi: «Ci hanno condannato ma non siamo stati noi a rubare l'oro dal campo rom. Quel tesoro non è mai esistito, lo dimostra il fatto che tutto l'oro che è stato sequestrato ci è stato poi restituito. Non abbiamo rubato niente». Elvis e Sakib avevano contestato la sentenza: «Siamo stati condannati per un episodio che nessuno ha visto, eppure quel giorno il mercato era pieno di gente».