Buddusò, salta in arial'auto di un carabiniere
Un boato nel buio, quando Buddusò era già deserta Quel rumore sordo, ieri alle 21,30, ha fatto saltare in aria la macchina di un giovane carabiniere (non si conosce il nome), una Ford Focus. Era parcheggiata in via Colombo, periferia del paese, dietro la scuola media, nella strada che porta a BittiOra che la berlina è in pezzi, resta il lavoro più difficile: capire perché l'esplosivo ha colpito l'auto di quel militare che lavora in una stazione vicina, ad Alà dei Sardi, ma è sposato con una ragazza di Buddusò.
IL BOATO L'hanno sentito ovunque, ieri, il rumore sordo che ha fatto ripiombare nella paura la cittadina della Gallura. Erano le 21,30. Nessuna persona in giro, pochissime macchine in strada, scenario ideale per confezionare l'attentato nei dettagli. Per colpire senza lasciare tracce, per seminare terrore con la certezza di non essere visti. Il copione, per ora, ha funzionato. A Buddusò non c'è persona che si è accorta di nulla, che abbia visto movimenti sospetti. Fatto sta che della Ford Focus è rimasto solo il telaio. Non i vetri, andati in frantumi, non gli sportelli, divelti dall'esplosione. Bucate le gomme.
LE INDAGINI A Buddusò sono arrivati in forze i carabinieri, a cominciare dal tenente che guida il comando-compagnia di Ozieri, Simone Martinelli. Hanno raccolto ogni dettaglio utile, gli uomini dell'Arma. Hanno guardato fuori e dentro la berlina. Ma adesso si scava anche nella vita del militare finito nel mirino degli attentatori, un ragazzo non sardo che ha sposato una giovane di Buddusò. Tante le ipotesi, ma ancora nessuna certezza. Almeno ufficialmente. Tuttavia, la pista privilegiata sembra portare in una sola direzione: il carabiniere colpito dalla furia dell'esplosivo, potrebbe aver messo il naso, per lavoro, in un qualche affare non troppo pulito. Insomma, il boato di ieri potrebbe valere l'avvertimento a non andare avanti. Nel comando-compagnia di Ozieri non hanno chiarito nemmeno come sia stato costruito l'ordigno. Ma pure questo particolare potrebbe fare la differenza nel lavoro degli investigatori, che non trascurano niente.
I PRECEDENTI Di certo non è la prima volta che a Buddusò salta in aria qualcosa. Il 22 marzo 2009 tocca a una pensionata: il portone di casa trema forse per errore (pare che l'obiettivo fosse il genero, Luigi Palimodde, rimasto ferito un anno prima in una lite in piazza). Ad aprile è successo altre due volte, in pochi giorni. Prima l'11, quando viene presa di mira la casa di Franco Corrai, comandante dei forestali. Quarantotto ore più tardi, un candelotto di gelatina da cava toglie il sonno a Sebastiano Stara, ex cavatore. Poi c'è il capitolo delle bombe ai carabinieri. A Olbia gli attentatori puntano, e distruggono la macchina del vicebrigadiere Roberto Cardinale. Era il primo giorno del 2010. Il 13, invece, a Bono, l'esplosivo non risparmia la Fiat Croma di un brigadiere, il terzo colpito di quella caserma.
ALESSANDRA CARTA