Quando è entrata in sala operatoria aveva il 50% di possibilità di sopravvivere. Perché quando si ha una grave malattia come la cardiomiopatia dilatativa e ci si deve sottoposti a un intervento per asportare un tumore di 27 centimetri nell'addome, è sufficiente che un chirurgo sbagli un movimento di un millimetro e rompa un vaso sanguigno per creare un'emorragia che può essere letale.

Ma la tredicenne cagliaritana che lunedì scorso è stata operata al Brotzu ha avuto la fortuna di incontrare un pool di professionisti eccellenti. Il suo tumore (tre chili e mezzo) è stato asportato con successo e delle venti sacche di sangue che erano state ordinate in via precauzionale non ne è stata utilizzata nemmeno una. Ora sta bene, è ancora in ospedale e tra breve sarà nelle condizioni di affrontare il trapianto di cuore che probabilmente sarà necessario per salvarle, di nuovo, la vita.

LA STORIA All'intervento, giusto per capire la complessità, hanno partecipato circa quaranta persone. Ad eseguirlo è stato Mauro Frongia, direttore del dipartimento di Patologia renale, supportato da Maurizio Porcu, primario della Cardiologia, da Grazia Bitti, che ha curato gli aspetti radiologici, dai cardiologi Alessandro Pani e Antonella Marocco, dagli urologi Giacinto Atzori e Andrea Solinas, dagli anestesisti Roberto Pisano, Salvatore Farina e Roberto Sessego, da decine di infermieri.

ECCELLENZE COINVOLTE «La straordinarietà dell'intervento è stata nella qualità dell'approccio multidisciplinare: la massa tumorale, che partiva dal rene sinistro e si estendeva per tutto l'addome, era molto vascolarizzata», spiega Frongia. «Per questo era necessario trovare esattamente il minuscolo spazio dove c'erano le strutture vascolari e isolarle. Grazia Bitti con una perfetta ricostruzione in 3 D dell'addome ci ha consentito prima di simulare poi di effettuare l'intervento, durato quattro ore e mezza. Senza perdere una goccia di sangue». L'altra difficoltà, connessa alla malattia cardiaca, era legata all'efficacia del monitoraggio emodinamico invasivo che consente di misurare il sanguinamento del ventricolo. Da qui l'importanza di cardiologi e anestesisti.

I CARDIOLOGI La ragazza era stata ricoverata in cardiologia perché la grave malattia da cui è affetta da quando aveva tre anni e mezzo si era aggravata improvvisamente. «Il tumore l'abbiamo scoperto per caso perché la ragazza era asintomatica», spiega Porcu. «Nelle sue condizioni l'intervento era estremamente rischioso ma, dopo le opportune consultazioni con i colleghi e grazie alla precisione degli accertamenti radiologici, abbiamo deciso di farlo. Ed è andata benissimo».

Grazia Bitti dice di non aver fatto niente di eccezionale: «È il nostro lavoro di tutti i giorni». Frongia è orgoglioso: «Tutto questo si può fare solo al Brotzu. Solo qui si possono trovare in qualsiasi momento specialisti eccellenti in varie discipline».

FABIO MANCA
© Riproduzione riservata