Disposti a tutto per non rinunciare all'urlo, al grido da intenditori che sfugge dalla gola quando il palato avverte il gusto delle carni selvatiche insaporite nel mirto. Disposti anche a infilare le mani nel portafogli ed estrarre una banconota da cento euro per appena otto uccellini. Potere di is tacculas , potere di quei tordi bolliti in acqua salata e sdraiati in un tappeto di foglie e bacche profumate.

Il mercato nero delle grive è vivo e vegeto. A Capoterra, dove la tradizione si scontra con le leggi e le leggi sfida quotidianamente; ma anche in altre parti dell'Isola dove l'uccellagione, appena trent'anni fa, non era ancora caccia di frodo ma pratica venatoria autorizzata con tanto di permesso speciale rilasciato dal Comitato provinciale della caccia. Risalgono al 1973 gli ultimi tesserini concessi dalla Regione ai professionisti, anche se soltanto nel 1975 lo Stato e la Regione sarda scrivono la parola fine su questa pratica di cattura ritenuta dannosa per l'ambiente e le specie ornitiche.

IL PRESENTE Storia d'oggi. Il bracconaggio fiorisce in montagna (sono centinaia, ancora oggi, gli addetti ai lavori), mentre a valle, nei paesi e soprattutto nelle città, Cagliari in testa, il commercio illecito di volatili venduti a peso d'oro non sembra trovare impedimenti.

Voci ben documentate di esperti. La radio del mercato “clandestino” spara numeri e cifre. Ottanta, cento euro per una taccula, ovvero otto uccelletti “presi” per il becco e uniti insieme da un rametto di mirto.

GLI ESPERTI Gli appassionati più incalliti di selvaggina, i super esperti di grive che assicurano di non essere mai stati bidonati, avvertono: «È ancora presto, meglio attendere ancora qualche settimana». Consigli per gli acquisti di chi ben sa che i tordi, la specie che fa di is tacculas un piatto davvero prelibato, sono appena arrivati (i cacciatori, quelli regolari, hanno anche una data: 21 ottobre), che da pochissimi giorni hanno raggiunto la Sardegna completando il volo migratorio dal Nord Europa e che, di conseguenza, avranno necessità di divorare parecchie bacche e insetti per riguadagnare peso. «Comprare oggi gli uccellini, magari proprio a ottanta e passa euro, vuol dire portarsi a casa pelle e ossa. Se poi cercano di piazzarti grive grasse, il rischio che si tratti di tordi dell'anno scorso è altissimo».

LE ZONE Santa Barbara, Santa Lucia, Gutturu Manu, Monte Nieddu, Piscina Manna. Ma anche zone ben più vicine al centro abitato come Is Olias. Da Capoterra a Pula, fino a Santadi e Uta, l'autunno e poi l'inverno sono le stagioni dei bracconieri. Qui le armi usate per catturare i volatili (tordi certo, ma anche merli) sono i lacci, i piccoli nodi scorsoi preparati con i sottilissimi fili di nylon che hanno sostituito col tempo il crine di cavallo.

I RANGER «Trappole micidiali capaci di far fuori, ogni stagione, migliaia di volatili. Tordi, merli ma anche numerosissime altre specie poco interessanti dal punto di vista alimentare, come i pettirossi, gli astori e i falchetti in genere, la cui cattura ha però gravi ripercussioni sull'ecosistema e sulla biodiversità», denuncia Fabrizio Madeddu del Corpo forestale.

Per questo, anche per questo, oltre che per reprimere la caccia illegale, da molti anni, il Corpo forestale ha intrapreso una vera e propria battaglia contro il bracconaggio e l'uccellagione. Con un obiettivo parallelo all'individuazione dei responsabili: intervenire per bloccare la filiera del mercato clandestino di is tacculas. Dal cacciatore al venditore (spesso, anzi quasi sempre un'unica persona), fino al ristoratore che proponendo tra le pietanze anche le grive diventa alleato e complice del bracconaggio.

ANDREA PIRAS
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