Appendicite scambiata per calcoli biliari in due ospedali: «Ho rischiato grosso»
L’odissea di Maurizio Zedda: diagnosi sbagliata al San Marcellino di Muravera e al Ss. Trinità di Cagliari, il chirurgo di Lanusei individua il problema (peritonite acuta diffusa) e lo opera d’urgenzaIl pronto soccorso del San Marcellino di Muravera, nel riquadro Maurizio Zedda
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Un’appendicite scambiata per calcoli biliari, che diventa peritonite e per poco non fa andare in setticemia Maurizio Zedda, 57 anni, fisioterapista di San Nicolò Gerrei, che solo al terzo ospedale ha avuto la giusta diagnosi ed è stato operato appena in tempo.
Il 10 gennaio si presenta al San Marcellino di Muravera con fortissimi dolori all’addome e al basso ventre: «Calcoli biliari, torni tra due giorni per un controllo», gli dicono. Ma i dolori si fanno sempre più atroci e l’indomani torna allo stesso ospedale. Lo trasferiscono al Santissima Trinità a Cagliari per una consulenza chirurgica. Stessa diagnosi, nessun posto letto disponibile in Chirurgia e il ritorno in ambulanza a Muravera. Anche lì non ci sono posti letto, si va a Lanusei: «Non necessita di trattamento chirurgico, ma di terapia medica e monitoraggio», scrivono i medici.
Diagnosi ignorata dal chirurgo di Lanusei, quella di Zedda è una peritonite acuta diffusa e viene operato d’urgenza. «Nessun paziente dovrebbe rischiare la vita per una semplice appendicite. E anche dal punto di vista umano non mi sono sentito trattato nel migliore dei modi».
Tutti i dettagli nell’articolo di Paolo Carta su L’Unione Sarda in edicola e sull’edizione digitale