Si è aperto nel ricordo di Maddalena Carta - medico di famiglia di Dorgali, in Sardegna, morta a 38 anni per un malore improvviso dovuto al sovraccarico di lavoro - l'83/mo congresso della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) in corso a Villasimius, in provincia di Cagliari.

Il premio Mario Boni, conferito ai medici che si sono distinti per merito, coraggio, abnegazione e sacrificio nella propria attività, è stato consegnato questa mattina al papà e al fratello della giovane dottoressa. La richiesta della Fimmg è ora quella di riconoscere l'onore al merito per la giovane dottoressa scomparsa. «Non mi fermerò - ha affermato il segretario nazionale Silvestro Scotti - finché questo Paese non riconoscerà il valore di un medico come Maddalena Carta, percorrerò tutte le strade politiche e istituzionali. Rivolgiamo un appello al nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui chiediamo da questo Congresso che sia riconosciuto l'onore al merito di Maddalena e con esso giunga il riconoscimento del valore psicosociosanitario di una categoria, quella dei medici di famiglia, che troppo spesso continuano a pagare a caro prezzo».

Il riconoscimento è stato conferito alla dottoressa per «aver incarnato, fino all'ultimo istante, lo spirito più autentico della medicina generale. Si spegne con lei il faro che ha illuminato quella comunità intera che si era affidata a lei. Si spegne un faro - si sottolinea nelle motivazioni del premio - perché aveva deciso di non risparmiarsi di fronte ai fabbisogni di salute della popolazione in un territorio segnato da carenze drammatiche, con migliaia di cittadini senza medico di riferimento. Si spegne un faro nonostante fosse consapevole della propria condizione clinica». Ed ancora: «La sua scelta di non ridurre intensità, di non risparmiare energie, in un contesto in cui era di fatto l'unica presenza stabile per un bacino di circa 5.000 assistiti, chiarisce a tutti noi quanta purezza ci fosse in quella luce. Il suo è il volto della medicina generale che si contrappone alla narrazione capziosa che vuole rappresentare il medico di famiglia come un fannullone. La scomparsa di Maddalena Carta ci interpella e ci impegna a proteggere chi cura, ma anche a continuare a lavorare senza sosta per restituire dignità e strumenti a chi regge la prima linea del sistema, affinché la medicina di famiglia sia sicura e attrattiva». 

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