Vincono Alberto Stefani e la Lega, stravince Luca Zaia. Mai, nella storia delle elezioni regionali, un candidato consigliere si era avvicinato ai 203.054 voti con cui il presidente uscente ha dominato le urne venete. Zaia ha conquistato sei province su sette, cedendo il passo solo a Belluno a Dario Bond di FdI. Una rivincita dopo le amarezze degli ultimi mesi: la mancata ricandidatura a presidente, lo stop alla lista civica, il veto sul suo nome sul simbolo. Un mese e mezzo dopo, con il cellulare del governatore uscente sepolto da circa 600 messaggi, tra i militanti più vicini circola una battuta: «In Veneto si vince con gli obiettori di coscienza, non coi generali». Il riferimento è a Roberto Vannacci.
Impegno a tutto campo
Chiuso il capitolo delle regionali, diventa ineludibile il tema che il governatore uscente aveva finora rimandato: cosa fare dopo l’addio a Palazzo Balbi, sede della giunta. Il futuro in questo senso corre su due direttrici. La prima è un maggiore impegno nella Lega: «Ora avrò più tempo per dedicarmi al mio partito», assicura Zaia, rilanciando il modello di partito federalista. Il governatore uscente vede una Lega di movimenti territoriali, federati a livello nazionale ma con forte autonomia locale. Ma accanto al partito, resta la Regione. Si parla di una sua candidatura a presidente del Consiglio veneto.
Il successore
Da un lato un omaggio a chi ha governato la regione per quindici anni, dall’altro - si ragiona - sarebbe una figura di garanzia. Bisogna capire se FdI sia d’accordo o se consideri assegnata anche quella casella nelle trattative romane. E poi ci sono le opposizioni, che hanno criticato Zaia per essersi presentato in Consiglio solo tre volte negli ultimi cinque anni. Stefani, dal canto suo, non mette paletti: «Zaia può fare tutto quello che desidera». Il vincitore della corsa alla successione oggi ha scelto una Rsa di Padova per la sua prima uscita da presidente eletto. L’attenzione al sociale, a cui vuole dedicare un assessorato separato dalla sanità, è stata d'altronde una delle cifre di quella “rivoluzione gentile” che promette di voler mettere in campo. Con quale squadra, lo si vedrà nei prossimi 20-25 giorni. I posti a disposizione dei partiti sono già assegnati - cinque assessori e il vicepresidente a FdI, quattro alla Lega e uno a FI - ma vanno scelti i nomi.
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