L’incontro.

«Vogliono uccidere la pesca per favorire le multinazionali e i progetti dei parchi eolici» 

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Uccidere la pesca per conquistare i mari sardi. È questa, secondo Mauro Pili e i rappresentanti degli armatori, dei pescatori del Golfo degli Angeli e dei commercianti del mercato ittico cagliaritano, la strategia delle multinazionali dell’eolico che vogliono cancellare un settore fondamentale per l’economia della Sardegna. L’argomento è stato discusso ieri mattina in un incontro che si è tenuto a Cagliari, nel molo Pescatori.

La partenza

«Inizia un percorso che riguarda specificatamente Cagliari», esordisce Pili, giornalista ed ex deputato. «Nei giorni scorsi ci sono state analoghe manifestazioni a Siniscola e a Sant’Antioco. Cagliari deve avere come tutta la Sardegna, il riconoscimento di un ruolo strategico della pesca e di tutto il comparto, dal mercato ittico alla ristorazione».

No al Blocca-pesca

Al centro dell’incontro soprattutto il decreto Blocca-pesca che estende di un altro mese (sino al 30 novembre) il fermo biologico, lasciando senza guadagni e stipendi armatori e pescatori. «La tematica contingente è di un Governo che emette un decreto di proroga di un mese a poche ore dalla scadenza degli altri 30 giorni, senza alcun preavviso e senza alcun coinvolgimento», ribadisce Pili. «I pescatori non sono uno strumento in mano al Governo, senza condividere con loro la decisione». Per l’ex deputato le conseguenze sono tangibili. «Chiudere per altri 30 giorni la pesca significa che ci sono uomini, con famiglie, a bordo di queste barche che non possono vivere senza due mensilità. Oltretutto facendosi carico dei mutui, dei costi di gestione. Spese che gravano su un’economia già profondamente colpita da regole europee e statali».

La strategia

Per Mauro Pili questa strategia ha un obiettivo preciso. «Tutto questo per favorire l’arrivo delle multinazionali nel mercato cagliaritano. L’obiettivo è aggredire il nostro mare per fare altro, mettendo la pesca in ginocchio. Questo dobbiamo contrastarlo. Perché solo nell’area di Cagliari si parla di più di 250 pale eoliche alte 350 metri, con due progetti di parchi off shore». Poi la proposta. «La Regione apra subito un tavolo sull’argomento».

La protesta

«Così non possiamo più andare avanti», afferma Fernando Antonio Locci, pescatore e promotore dell’iniziativa. «Non si tratta di barche grandi o piccole, dobbiamo essere uniti perché con le nuove norme dell’Ue non riusciamo più a sostenere i costi. Dobbiamo sottostare a leggi studiate per ambienti oceanici, chiediamo alla Regione e alle istituzioni di tutelarci. Vogliono chiudere il mare e sorvegliarci, chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro.

Colpo mortale

«Questo decreto è la goccia che ha fato traboccare il vaso», evidenzia Fabrizio Strazzera, concessionario al mercato ittico. «Chiediamo che il sacrificio economico venga risarcito, ma non vogliamo vivere di ristori, vogliamo solo lavorare». L’armatore Marco Giordano dice che con la proroga di altri 30 giorni «di avere difficoltà a pagare gli stipendi ai marinai. I costi del gasolio sono diventati esagerati, eppure abbiamo la raffineria a due passi». Anche per Giacomo Meloni segretario generale della Css la tattica delle multinazionale è evidente: «Vogliono che la Sardegna non produca più, così che i prodotti arrivino da fuori e possano aggredire il mare». (a. a.)

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