Cabras.

Un’App per controllare la pesca dei ricci 

Prelievi dal primo gennaio, gli operatori devono informare la Regione dal cellulare 

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I ricciai di Cabras, circa una sessantina, dovranno attendere il primo gennaio per immergersi in mare e potranno farlo sino a maggio; questa la decisione durante la riunione del Comitato pesca della Regione. A giorni dovrebbe essere pubblicato il decreto. Ma c’è una novità: per la prima volta i pescatori saranno obbligati a inserire tutti i dati relativi alla pesca in un’App scaricabile sul telefono e messa a disposizione dalla Regione.

E mentre gli operatori cabraresi attendono di conoscere il nuovo assessore all’Agricoltura, Francesco Agus, attaccano frontalmente il Comune per la pesca dei ricci all’interno dell’Area marina protetta del Sinis. Lo scorso 25 febbraio gli operatori avevano raggiunto il ministero dell’Ambiente per chiedere di poter lavorare anche all’interno del parco (pesca vietata da sei anni per la scarsa presenza di esemplari) oppure di ricevere un indennizzo. Da quel giorno, però, è calato il silenzio.

La novità

Mauro Steri, responsabile regionale del settore pesca di Legacoop, ha partecipato alla riunione del Comitato: «Come lo scorso anno, i pescatori potranno raccogliere gli esemplari per quattro giorni a scelta della settimana. La novità assoluta è l’obbligo di utilizzare l’App della Regione: l’operatore dovrà comunicare la partenza e le operazioni di sbarco, ma anche dove si trova e dove verrà conferito il prodotto. Queste informazioni arriveranno anche alle capitanerie e alla forestale. Questo ovviamente non sostituisce la compilazione dei libretti di pesca. A febbraio verrà effettuata la prima analisi per verificare che l’utilizzo dell’App avvenga in maniera corretta. Un metro che servirà anche per monitorare la specie».

Il fermo

I ricciai attendono di incontrare il nuovo assessore regionale all’Agricoltura per ricordargli che sono sempre disposti a mettere in pratica il progetto proposto dalla Regione anni fa, ovvero un piano per far fermare la pesca in mare.

«Solo così possiamo sapere cosa accadrebbe nei fondali - spiega Giacomo Bilancetta, presidente dell'associazione che riunisce i ricciai - Per fare questo, però, bisogna studiare delle alternative per noi operatori. Siamo disposti a collaborare con la Regione per trovare soluzioni che ci permettano di attuare un fermo. L’importante è agire insieme». «Dei progetti alternativi si è parlato anche durante la riunione del Comitato - dice Steri - L’assessore è pronto a studiare strumenti tecnici di compensazione».

La pesca nell’Amp

Il tono cambia quando si parla del divieto di raccolta dei ricci nell’Area marina protetta. «Anni fa abbiamo accettato, nostro malgrado, di non poter raccogliere i ricci ma cosa ha fatto la politica locale? Mi pare nulla – accusa Bilancetta - L’incontro che ci è stato permesso di fare con i funzionari del Ministero a Roma, un anno fa, è servito solo a tapparci la bocca. Ora, come del resto accade da sei anni, chiederemo nuovamente di trovare una soluzione».

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