L’inaugurazione.

Una casa di accoglienza per le donne fragili 

Può ricevere fino a sette ospiti senza fissa dimora e le guida verso l’autonomia 

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Un tetto per chi non ce l’ha e per avviare un percorso di reinserimento. La casa di accoglienza “Sant’Anna” per le donne in condizioni di fragilità, inaugurata ieri mattina in via Malta 30, ha come obiettivo quello di dare una dimora e un aiuto a chi sta passando un momento difficile.

Ospiterà fino a 7 donne, che saranno accolte dai primi di gennaio e potranno viverci fino a un anno, accompagnate e seguite da operatrici ed educatrici (oltre che dalla responsabile, suor Anna Cogoni) per far sì che non siano sole.

Alla cerimonia, molto partecipata, è stato l’arcivescovo di Cagliari monsignor Giuseppe Baturi a inaugurare la nuova casa, con la benedizione e un messaggio di speranza: «Questa struttura è un luogo di fraternità e accoglienza, dove poter trovare sostegno».

Aiuto concreto

La casa di accoglienza nasce in risposta a un’emergenza: quella delle donne rimaste senza una casa, che hanno lanciato un grido d’allarme non rimasto certo inascoltato. «I numeri sono crescenti, ma qui troveranno una possibilità di vivere e ritrovare la loro autonomia», afferma Baturi. «È un segno giubilare significativo. Abbiamo aperto questa casa di accoglienza pensando alle donne in difficoltà, che purtroppo sono tante».

L’istituzione nasce con una collaborazione fra la Diocesi, la Caritas diocesana, la Fondazione San Saturnino, la Caritas carmelitana, la Famiglia Vincenziana attraverso l’associazione Centro di accoglienza San Vincenzo, col sostegno dell’amministrazione comunale. «Oltre a essere accolte, le ospiti seguiranno dei percorsi personalizzati per approfondire tematiche concrete e pratiche, ma anche arricchirsi culturalmente», spiega Valeria Ruggiero dello Sportello di ascolto vittime di violenza del Centro San Vincenzo.

«Siamo ben lieti di aver potuto collaborare e offrire perché si potesse realizzare questo desiderio di Papa Francesco e del nostro arcivescovo Baturi», ha aggiunto il parroco della Chiesa del Carmine, don Giuseppe Basile.

La struttura

All’ingresso, la scritta «Benvenuto a casa» che accoglie chi entra dà subito il senso dei locali, donati dall’arcivescovo al Centro di accoglienza San Vincenzo. Sulla destra, un ampio salone seguito dalla cucina. Dietro, quattro camere da letto, due bagni e una stanza dedicata all’operatrice che sarà sempre presente per dare supporto alle ospiti.

«Sentirsi amate è ciò che aiuta le persone a uscire da una situazione di difficoltà», dice suor Anna Cogoni, responsabile della struttura. «La casa nasce dal bisogno evidenziato nei colloqui al Centro di ascolto, dove si sono presentate molte donne che non avevano più una casa. Non potevamo far finta di nulla: dovevamo aiutarle concretamente. L’augurio è che a Cagliari possano sorgere tante altre case che accolgano gli ospiti così come sono, accompagnandole e curandole per un’inclusione».

Il messaggio

Durante l’inaugurazione è stata molto applaudita la testimonianza di Angela, una ragazza che ha vissuto per un periodo in una struttura analoga. «Anni fa ero allo sbando e non sapevo cosa sarebbe stato della mia vita: volevo uscire da una brutta situazione e ho conosciuto suor Anna, che mi ha inserito in una delle sue case di accoglienza credendo in me. Ora mi sono diplomata, studio al college universitario e sono un’altra persona: lo devo a lei», il suo racconto.

In rappresentanza dell’amministrazione comunale l’assessora alla Salute e al benessere, Anna Puddu. «È un segno di speranza e alleanza per costruire una casa comune. Abbiamo registrato con particolare preoccupazione l’aumento delle donne in difficoltà: ci auguriamo che l’esempio di questa struttura sia esportabile anche nelle altre che accolgono i più fragili».

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