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Un lavoro in volo, un sogno in palio 

Le storie dei giovani candidati ai posti di assistente di bordo con Emirates 

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Non sono tantissimi, ma bastano per raccontare un'Isola che non offre abbastanza ai suoi giovani. Così li vedi, mezz'ora prima dell'appuntamento, vestiti di tutto punto - con qualche eccezione – curriculum in mano e tante speranze. Che in questo caso significa entrare nella Emirates, atterrata a Palazzo Doglio per l'Open day cagliaritano, col progetto di assumere oltre 17mila nuovi professionisti entro il 2025. C’è gente da tutto l'hinterland, qualcuno è arrivato anche dalla punta opposta della Sardegna.

Attese e speranze

Sembra il giorno prima degli esami. I candidati non nascondono emozione e un pizzico di tensione, mentre nella hall attendono la chiamata. Età media 25 anni, ma c'è chi è prossimo ai 40: «Ma dicono che me li porto bene», dice con convinzione Thomas Corda, 39enne di Capoterra, disegnatore Autocad attualmente disoccupato, camicia amaranto difficile da non notare: «Sono alla ricerca di qualcosa di più stimolante rispetto allo stare tutto il giorno davanti a una scrivania. È un'opportunità, spero vada bene».

Sono circa in trenta a sperare insieme a lui, d'altronde i requisiti richiesti sono pochi, e neanche troppo rigidi: nessun tatuaggio visibile, inglese fluente - scritto e orale -, diploma, altezza minima 1 metro e sessanta, un anno di esperienza nell'ospitalità o servizio clienti e nessun limite d'età, se non quella minima (21 anni). A tentare di dare una svolta al presente c'è anche Marco Piras, 27enne partito da Porto Torres con sveglia alle 5.30 e l'esperienza di un anno e mezzo alla Ford («gestivo le vendite per il nord e centro Sardegna»). Ha mandato il curriculum a diverse aziende, in tasca un diploma da elettrotecnico e anche una laurea triennale in Scienze della Comunicazione, per ora servita a poco: «Non so se questo sia il lavoro dei miei sogni, ma è un lavoro, e obbiettivamente la Sardegna non offre tante opportunità». Lo ripetono in molti, pregando sia la volta buona dopo tante porte bussate e rimaste chiuse.

Dubbi e sogni

In vico Logudoro le storie sono tante. «Cerco una nuova chance», confida Sergei Marchetti, di Sinnai, laurea in Architettura, finora impegnato con un volontariato europeo in scadenza: «Certo è un impiego che non ha nulla a che vedere col mio titolo di studio, ma credo che nella vita non ci si debba precludere niente». Attende la chiamata anche Azzurra Cau, 23 anni, di Decimomannu, hostess congressuale iscritta in Beni Culturali: «Lasciare la Sardegna? Purtroppo oggi per noi giovani è l'unica opzione, a meno che non si investa nel tessile, nel sartoriale o nel primo settore. E poi, sarò sincera: ho sempre sognato di fare la hostess di volo».

Stesso sogno di Tania Mascia, 25enne di Maracalagonis, diplomata in accoglienza turistica, attualmente cassiera: «Un ripiego temporaneo, giusto per guadagnare qualcosa», precisa. «Se andasse male? Ci riproverei». In palio c’è uno stipendio base da 2.600 euro, casa a Dubai, copertura medica e altri benefit, come sconti sui viaggi cedibili a parenti e amici. Un richiamo imperdibile anche per Matteo Cadoni, 34 anni, algherese ed ex manager nell'autonoleggio, laurea triennale in Economia e management del turismo, trascorsi lavorativi in Nuova Zelanda, Francia, Sicilia, Toscana, ma ora disoccupato: «Mi sto mettendo alla prova, ma in realtà in questa fase non sono troppo preoccupato di cercarmi un lavoro». Dieci minuti dopo le 9 sono tutti davanti al maxi schermo, sullo sfondo c'è Dubai. Sotto, la scritta in grande: Recruitment day, che continua a far sognare un futuro migliore.

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