Il conflitto

Trump fa alzare in volo sei B-2, gli aerei che portano la superbomba 

Iraq e Kuwait, spostamenti nel contingente italiano: «Esigenze operative» 

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WASHINGTON. Reduce da una cena Maga nel suo golf club in New Jersey per placare le proteste della base su un possibile intervento Usa contro Teheran, Donald Trump riconvoca il Consiglio di sicurezza nazionale e mostra i muscoli agli iraniani. Dalla base aerea di Whiteman, in Missouri, si sono levati in volo sei bombardieri B-2, unici capaci di trasportare la Massive Ordnance Penetrator, la bomba in grado di distruggere l’impianto nucleare sotterraneo iraniano di Fordow. La destinazione pare l’isola di Guam, territorio Usa nel Pacifico Occidentale.

Rotte tracciate

Gli “Spirit” sono praticamente invisibili anche ai radar sofisticatissimi, ma il loro volo pare certificato dai dati del traffico aereo di 8 grossi velivoli cisterna di solito deputati a rifornirli in volo. A rivelarli sui social sono stati ricercatori Osint (Open Source Intelligence), che investigano su dati di tracciamento dei voli, immagini satellitari e comunicazioni militari americane. Gli stessi che ad aprile avevano già scritto (correttamente) dei B-2 schierati nella base Diego Garcia durante i bombardamenti contro gli Houthi. Non significa necessariamente che arriverà l’attacco, ma è sicuramente una dimostrazione di forza e in queste circostanze non è inusuale mettere gli asset militari in posizione per fornire qualsiasi opzione operativa al comandante in capo.

«Colpa dei media»

Intanto Trump emargina sempre di più il segretario alla Difesa Pete Hegseth e la direttrice della National Intelligence, Tulsi Gabbard, dalle decisioni sull’Iran, affidandosi a un gruppo ristretto: il suo vice JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio, l’inviato Steve Witkoff, il capo della Cia John Ratcliffe, i generali a quattro stelle Erik “The Gorilla” Kurilla (Comando Centrale) e Dan “Raisin” Caine (capo degli Stati Maggiori Riuniti). La Casa Bianca ha bocciato il candidato del Pentagono per la guida della National Security Agency (Nsa) e lo U.S. Cyber Command. Ma la rottura più clamorosa è con la numero uno degli 007, sconfessata pubblicamente due volte questa settimana. «Si sbaglia», ha detto il tycoon riferendosi alla sua testimonianza di marzo al Congresso, dove aveva escluso che Teheran stesse costruendo l’atomica. Gabbard ha fatto subito dietrofront: «I media disonesti stanno intenzionalmente estrapolando la mia deposizione dal contesto e diffondendo notizie false per alimentare la divisione».

Ieri, a fronte della decisione di Trump di attendere due settimane prima di decidere se entrare in guerra, Israele in una telefonata con la Casa Bianca avrebbe fatto sapere di non voler aspettare così a lungo e di poter agire da solo per colpire Fordow. J. D. Vance ha ribattuto sostenendo che gli israeliani stanno trascinando gli Usa in guerra.

Le mosse di Crosetto

Intanto fonti vicine al ministero della Difesa motivano con «esigenze di maggiore operatività» la decisione di rimodulare la presenza del contingente italiano in Iraq e Kuwait. I militari sono stati trasferiti nelle varie basi presenti ma il numero di effettivi impiegati tra Erbil e la base aerea di Ali Al Salem resterà invariato: circa 1.100 uomini. Due giorni fa il ministro della Difesa Guido Crosetto ha escluso qualsiasi intervento militare dell’Italia, assicurando che «non ci saranno mai soldati o aerei italiani che potranno bombardare l’Iran. È costituzionalmente impossibile e non c’è neanche la volontà».

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