L’emergenza

Tra i bagnanti delusi e spaventati «Più controlli in mare e in spiaggia» 

Dagli stabilimenti: «Perdiamo clienti proprio nel fine settimana» 

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Alle 8,30 del mattino, alla Sesta fermata del Poetto, un accenno di maestrale faceva ben sperare. Il vento che a Cagliari è benedetto, però, non ce l’ha fatta a imporsi e dopo neanche un’ora il libeccio ha spento le speranze di chi avrebbe voluto fare un tuffo per refrigerarsi e tenuto alti, oltre la norma, i valori del batterio Escherichia coli, rilevati dall’agenzia regionale Arpas tra l’Ospedale Marino e lo stabilimento Ottagono. Il sindaco Massimo Zedda, quindi, non ha revocato il divieto di balneazione in vigore da venerdì sera. Non sono mancate le polemiche tra i bagnanti e i gestori di chioschi e degli stabilimenti balneari che avevano già messo in conto, i primi, una giornata di riposo, gli altri buoni incassi.

In spiaggia

Neanche a farlo apposta ieri mattina il Golfo degli Angeli era piatto come una tavola. Una leggera brezza di terra rinfrescava al punto giusto i pochi bagnanti. Qualcuno, nonostante i divieti, non ha rinunciato a un tuffo. «Certo che ho fatto il bagno», commenta Cristiana, che preferisce non vedere il suo nome sul giornale. «Ho visto gli avvisi del Comune solo quando sono andata in bagno per la doccia. I cartelli – continua – non erano ben visibili, fotocopie in bianco e nero affisse su altre indicazioni che non richiamavano l’attenzione. E poi – aggiunge – visti i pericoli, perché in spiaggia non c’era qualcuno – Polizia locale, Capitaneria – che avvisasse del divieto di balneazione. Oggi cambieremo spiaggia, ma così non va bene».

Al chiosco

Sofia Campioni si gode un momento di relax al Fico d’India. Qualcosa da dire sui divieti e sulla loro diffusione a cagliaritani e turisti ce l’avrebbe. «L’ordinanza era “invisibile”. Non solo – aggiunge – perché non hanno pensato a tradurla almeno in inglese? Come fanno i turisti che prendono d’assalto la “Spiaggia dei Centomila” a rispettare le prescrizioni e salvaguardare così la loro salute?». Domande che hanno necessità di risposte precise per evitare in futuro gli stessi errori. Valentina Delrio si riposa solitaria di fronte al Capolinea. «Vorrei capire come hanno fatto a delimitare l’area inquinata, fissando con tanta precisione i 366 metri di litorale inibiti alla balneazione? Eppure anche stamattina le correnti hanno “pulito” il mare. Mi chiedo dov’è finita l’acqua contaminata?». La donna si pone un altro interrogativo. «I prelievi e le relative analisi sono state fatti giovedì, chissà quante migliaia di persone sono entrate in acqua per fare il bagno? Chissà quanti bambini dei campus estivi, anziani e persone con particolari patologie hanno messo a rischio la salute procurandosi gastroenteriti, vomiti e altro?». Sull’inquinamento dell’acqua più di un bagnante si pone quesiti e dubbi. C’è anche chi supporta questa tesi con dati, secondo lui, di fatto. «Vede – dice un uomo appoggiato nella torretta di avvistamento della Seconda guerra mondiale – qui il mare è pulito, altrimenti ci sarebbero i muggini, gli spazzini per eccellenza nelle acque sporche».

Incassi a fondo

La salute prima di tutto, non c’è dubbio, ma l’aspetto lavorativo non deve finire in secondo piano. «Questo divieto di balneazione ci ha creato molti disagi», ammette sconsolato Samule Nonnis dello stabilimento Sam Beach. «Sembra una maledizione, queste ordinanze arrivano sempre durante i fine settimana, quando l’afflusso dei clienti è maggiore». I numeri parlano chiaro: sabato 28 giugno a mezzogiorno la percentuale di riempimento era di circa il 70 per cento, ieri a malapena è stato registrato il 30 per cento. Anche Nonnis mette l’accento sulla poca chiarezza degli avvisi di divieto. «Non si capisce dove iniziano e finiscono le proibizioni. Neanche un mio collaboratore, che nella vita di tutti i giorni fa l’ingegnere, è riuscito a localizzare l'area. Inoltre – aggiunge – non si capisce perché, in una città che vuole essere turistica, i cartelli e le informazioni sono scritti solo in italiano e non nelle altre lingue straniere più diffuse?».

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