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Tassa sugli imbarchi, Regione divisa 

Per il Pd sarebbe «un regalo allo Stato se l’Isola si accollasse i 6,5 euro a biglietto» 

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La Giunta apre, il Pd chiude. Sui 6,5 euro di addizionale comunale per l’imbarco, ovvero il balzello che in Italia si paga con l’acquisto di un biglietto aereo, le divisioni in Regione non sembrano mancare. L’Esecutivo è disposto ad accollarsi il costo al posto dei passeggeri, almeno nei mesi invernali; il Partito democratico, conti alla mano, frena. Nel mezzo, Ryanair, la low cost da cui tutto è partito. La compagnia irlandese ha lanciato l’aut aut anche alla politica sarda: o viene «abolito immediatamente l’addizionale municipale», ripetono da febbraio i manager, o diventano a rischio «i collegamenti» con l’Isola.

Lo scenario

Serve più di una puntualizzazione per spiegare il quadro normativo. Intanto: l’addizionale comunale per l’imbarco è una tassa nazionale, introdotta con la Finanziaria del 2023 (legge 350) e in vigore dal primo gennaio del 2004. Il margine di manovra che hanno le Regioni è farsi carico dei costi. Basta. Una norma statale la può cancellare solo il Parlamento. Vent’anni fa, però, si pagava un euro, con l’obiettivo di dare un ristoro contro il rumore ai Comuni che ospitano gli aeroporti. Nel tempo anche questa tassa è aumentata (addirittura ci sono scali come Venezia dove l’addizionale è arrivato a 9 euro). Per Ryanair, si tratta di «un costo aggiuntivo che penalizza i passeggeri, non porta alcun beneficio alla Sardegna e ha un impatto negativo su turismo locale, su occupazione e accesso a tariffe basse per i residenti».

I conti

La narrazione del vettore ha fatto breccia su Abruzzo, Calabria e Friuli, i cui governi hanno deciso di versare l’addizionale al posto dei passeggeri. La Giunta Todde sta pensando seriamente di fare lo stesso, mentre il Pd mette in guardia. Con una motivazione su tutte: «Coprire l’addizionale con fondi regionali significa versare ulteriori risorse a uno Stato che con la Sardegna è già in debito di oltre un miliardo e mezzo», dice il consigliere regionale Valter Piscedda. L’unico dell’Aula, finora, a restituire voce per voce, a sostegno della posizione dem, il destino del balzello. «Impropriamente – spiega Piscedda – l’hanno chiamato “addizionale comunale”, nella pratica agli enti locali va una parte davvero minima, pari nel 2024 ad appena sei centesimi rispetto ai 6,5 euro totali». Dai dati recuperati da Piscedda, «l’anno scorso il gettito ricavato nell’Isola dalla tassa sui biglietti è stato di 35,5 milioni. Ma solo 301mila euro sono finiti nelle casse dei municipi sardi che ospitano un aeroporto. Nel dettaglio, Elmas ne ha presi 161mila, Olbia 120mila e Alghero 50mila». L’esponente dem sottolinea ancora: «L’addizionale dovrebbe abrogarlo lo Stato e di certo non è corretto che i ristori sul rumore se li debbano accollare solo chi viaggia. A me pare una forzatura che Ryanair faccia dipendere la propria permanenza in Sardegna dalla cancellazione della tassa, nessun’altra compagnia si è mai lamentata».

L’Esecutivo

Il timore che gli irlandesi sbaracchino dalla Sardegna è avvertito, a ben vedere, dalla Giunta regionale. «Nessuna impresa – premette Barbara Manca, titolare dei Trasporti – ha interesse a far pagare al cliente un costo di cui poi non ne beneficia direttamente. Questo perché la rende meno competitiva in relazione alla disponibilità a pagare del cliente. Investire nelle regioni che non applicano questa tassa è, con tutte le differenze del caso, come investire in una zona Franca: sposto la mia produzione dove pago meno tasse. Noi abbiamo aperto alla possibilità di sospenderla solo nella stagione invernale, dove abbiamo la necessità di rafforzare l'offerta di voli e rotte e dove quindi riteniamo avere i maggiori benefici nella spendita delle risorse in favore delle politiche di destagionalizzazione». Sulla stessa lunghezza d’onda Franco Cuccureddu, l’assessore al Turismo: «La mia posizione e anche quella ufficiale di Orizzonte Comune (la civica fondata da Cuccureddu) è abolire l’addizionale nei cinque mesi invernali, portandoli a otto ad Alghero, in modo da poter praticare quella destagionalizzazione che dopo trent’anni ci sta restituendo numeri davvero positivi. D’estate, quando abbiamo qualcosa come 1.200 collegamenti internazionali, con un ottima connettività a prezzi più in linea coi target dell’alta stagione, che non sono low cost, non c’è bisogno di intervenire».

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