Le guerre

Tank israeliani a Gaza City Netanyahu perde consenso 

Otto bimbi uccisi. Trump: vivi meno di 20 ostaggi 

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Tel Aviv. È sempre più bagnata di sangue la terra della Striscia, dove continua l’avanzata dei tank sul centro di Gaza City: negli ultimi raid decine di palestinesi, inclusi almeno otto bambini, hanno perso la vita nelle tende degli sfollati bombardate dall’Idf a caccia di miliziani di Hamas, o mentre erano alla ricerca di cibo.

Angoscia per i rapiti

Un copione drammatico che fa salire la tensione anche in Israele, dove cresce il malcontento nei confronti del governo. E Usa Donald Trump getta benzina sul fuoco, mettendo in dubbio il numero ufficiale di ostaggi ancora in vita nelle mani di Hamas: «Ora hanno 20 ostaggi vivi, ma probabilmente i 20 non sono effettivamente 20 perché un paio di loro forse non ci sono più», ha detto a margine dell’annuncio sui Mondiali di calcio. Immediata la replica del Forum delle famiglie delle vittime di rapimenti e dei dispersi: «Signor Presidente, ci sono 50 ostaggi. Per noi, ognuno di loro rappresenta un mondo intero. Se il ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, che parla solo con gli americani ma non parla né incontra le famiglie degli ostaggi, sa qualcosa di diverso, dovrebbe prima aggiornare le famiglie». Una mina diplomatica che il coordinatore per gli ostaggi di Benyamin Netanyahu, Gal Hirsh, ha provato a disinnescare assicurando in un messaggio alle famiglie degli ostaggi che «non vi è alcun cambiamento rispetto alle informazioni che avete ricevuto in precedenza da noi: 20 degli ostaggi sono vivi, due sono in condizioni critiche, con gravi preoccupazioni per la loro vita».

Il falco contestato

Ma secondo un sondaggio realizzato dal quotidiano centrista Maariv il 62% degli israeliani ritiene che l’esecutivo abbia perso la fiducia della popolazione, e la maggioranza è favorevole a un qualche accordo sugli ostaggi. Un clima di cui ha fatto le spese il falco Ben Gvir: alcuni manifestanti hanno contestato il ministro mentre si trovava con il figlio a Kfar Malal, nel centro del Paese, gridando «vergogna» e mostrando le foto degli ostaggi. «Se tu fossi rapito, tuo padre ti lascerebbe morire», ha detto qualcuno rivolgendosi al figlio. In serata a migliaia di nuovo in piazza a Tel Aviv per chiedere un cambio di rotta.

Carestia

Le proteste non fermano la campagna militare: mentre i carri armati israeliani sono entrati nel sobborgo di Sabra, a Gaza City, il bilancio nella Striscia è di oltre 50 morti dall’alba. Sei bambini sono stati rimasti uccisi e altri feriti in un attacco dell’artiglieria israeliana sulle tende degli sfollati nell’area di Asdaa, a nordovest di Khan Younis. Due bambini tra le vittime in un raid a Jabalia an-Nazla, mentre altri due sono morti per fame, insieme a sei adulti, nelle scorse 24 ore. Secondo fonti mediche nella Striscia sono almeno 300mila i minori che patiscono la malnutrizione. Il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha sottolineato che «è ora» che il governo israeliano smetta di negare «la carestia che ha creato a Gaza, ogni ora conta». In questo contesto drammatico Hamas è tornata a farsi sentire, invitando a un «pellegrinaggio di massa» alla moschea al Aqsa a Gerusalemme contro le provocazioni dei coloni e dell’ultradestra israeliana. «Chiediamo che vengano intensificati gli sforzi per contrastare l’espansione degli insediamenti e sostenere la fermezza del popolo di Gerusalemme con tutti i mezzi possibili».

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