Informazione.

«Subito le regole per i big del digitale» 

Gli editori italiani: diritti d’autore non riconosciuti e concorrenza alterata 

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Il ruolo degli editori «è minato dall’operato delle grandi aziende digitali globali che hanno alterato profondamente le dinamiche del mercato e i principi base della sana concorrenza». Lo scrivono Fieg, Aie e Confindustria Radio Tv in un appello congiunto, che segna un nuovo capitolo della battaglia per l’uso dei contenuti da parte delle big tech, che secondo le aziende dei media sta comportando non solo forti perdite di ricavi, ma anche «un rischio sistemico per la collettività», con «una ridotta capacità di investire e di innovare, una progressiva desertificazione culturale e un deterioramento del controllo democratico».

Lo scenario

È di poche settimane fa l’intervento in materia della Commissione Ue, che ha aperto un’indagine contro Google per presunta violazione del Digital Markets Act, la normativa che regola le grandi piattaforme digitali. L’accusa è di aver penalizzato sistematicamente i contenuti degli editori nei risultati di ricerca, relegandoli in posizioni meno visibili. Due mesi fa la stessa Fieg aveva preso di mira il gigante di Mountain View, presentando un reclamo all’Agcom. Secondo gli editori le risposte AI alle domande degli utenti, integrate direttamente nell’elenco dei risultati di ricerca, non rendono necessario cliccare sulle fonti originali, ossia i siti di informazione.

L’emergenza

La polemica è più viva che mai, tanto che ora gli editori lanciano il nuovo appello alle istituzioni, chiedendo sostegno e regole. «Questa emergenza deve essere compresa e risolta immediatamente. Invitiamo il Governo e il Parlamento a delineare con urgenza politiche e normative per riequilibrare il mercato e garantire un futuro al valore economico, sociale e culturale dell'impresa editoriale italiana, presidio insostituibile della nostra democrazia e della libertà di informazione».

L’elenco delle doglianze è lungo: dallo sfruttamento dei contenuti senza riconoscere i diritti d’autore all’offerta di servizi digitali a titolo gratuito in diretta competizione con le fonti originali, ricevendo in cambio dati personali che sfruttano per trattenere ricavi pubblicitari. Gli editori chiedono «un approccio complessivo alle politiche del settore, lavorando in modo coordinato sulla protezione dei diritti d’autore, gli incentivi all’innovazione» e altre misure di sostegno».

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